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Tifoso della Roma accoltellato a Napoli: poco probabile l’ipotesi vendetta di Ciro Esposito

Si stanno concentrando anche sul web le indagini della Digos della Questura di Napoli relative all’accoltellamento di un giovane aiuto cuoco tifoso della Roma, avvenuto la notte tra sabato e domenica scorsi ad opera di ignoti al centro storico, in vico Melofioccolo, una traversa di via Sedile di Porto. La polizia sta tenendo sotto controllo soprattutto i social network dove, da ieri, dopo la diffusione della notizia del ferimento, il dibattito tra le opposte tifoserie del Napoli e della Roma sta prendendo sempre più piede, anche con toni accesi e con la pubblicazione di frasi offensive e di minacciose foto di coltelli e di altri oggetti atti ad offendere.

PISTA VENDETTA POCO PROBABILE – Ma gli investigatori, coordinati dalla Procura della Repubblica di Napoli, ritengono che la pista della vendetta per la morte di Ciro Esposito sia la meno probabile. Al momento si privilegia l’ipotesi che l’aggressore abbia agito per qualche dissidio legato a motivi di lavoro. La vittima è da qualche anno aiuto cuoco in un hotel della zona. Ed è stata aggredita da un uomo, non da un gruppo di tifosi.

Il timore è che piuttosto quel ferimento possa passare come una dichiarazione di guerra ed esacerbare gli animi degli ultrà. Anche le tifoserie azzurre prendono le distanze dal ferimento classificandolo come il gesto di un singolo.

LA FRASE E IL SOSPETTO – Una frase, «sporco romano» – che potrebbe essere un riferimento alla fede calcistica giallorossa – e poi la coltellata, al gluteo, con 10 giorni di prognosi. Quell’epiteto, riferito alla polizia dalla vittima – l’aiuto cuoco di 25 anni tifoso romanista, ferito la notte di sabato scorso in un vicolo a Napoli – ha comunque fatto scattare le indagini della Digos su una presunta vendetta da parte di ultrà partenopei per la morte di Ciro Esposito, il giovane tifoso del Napoli ferito prima della finale di Coppa Italia e deceduto in ospedale dopo oltre 50 giorni di agonia. Una sola frase che va ad alimentare le nebbie sulla già poco chiara vicenda che coinvolge l’ex ultrà Daniele De Santis e complici (non ancora identificati) dell’estrema destra capitolina, protagonisti di quell’assalto ad un autobus azzurro in Tor di Quinto che costò la vita al giovane Esposito ferito da un proiettile alla schiena. Un’ipotesi, quella della vendetta, tutta da verificare. La notizia del ferimento del tifoso giallorosso destinatario di un Daspo di tre anni per una rissa intestina alla tifoseria romanista, ha subito fatto il giro del web – sia sui siti dei supporter del Napoli che di quelli della Roma – lasciando intendere che l’appello alla non violenza lanciato da Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito, durante il funerale del figlio a Scampia, fosse caduto nel vuoto. E invece l’ipotesi è tutta da dimostrare: la vittima del ferimento lavora in un albergo partenopeo, l’hotel Romeo. Secondo gli accertamenti finora svolti dagli investigatori non risulta appartenere a frange estreme del tifo giallorosso e neppure risulta essere un frequentatore assiduo della curva Sud dello stadio Olimpico.

L’AGGRESSORE: «LASCIA IL POSTO DI LAVORO» – La dinamica dell’accaduto, riferita dalla vittima ai poliziotti, farebbe pensare più a dissapori di ordine lavorativo: l’aggressore ha avvicinato il 25enne in vico Melofioccolo, stradina del centro di Napoli che pochi giorni fa è stato teatro di un efferato omicidio di stampo malavitoso. Lì, l’aggressore, prima gli ha intimato di abbandonare il posto di lavoro e poi ha sferrato il fendente al gluteo. Il 25enne è stato soccorso e portato al Vecchio Pellegrini dove i medici gli hanno riscontrato una ferita da taglio al gluteo. Il giovane è stato medicato e poi dimesso con una prognosi di 10 giorni. Per la Digos, inoltre, ci sono altri elementi che rendono meno probabile l’ipotesi vendetta: il giovane è stato vittima di una singola persona e non di un gruppo, come solitamente avviene quando ci sono scontri tra opposte tifoserie. Inoltre, non risultano riferimenti a Ciro Esposito e a Daniele De Santis, detto «Gastone», l’ultrà della Roma accusato di avere sparato e ferito mortalmente il povero Ciro. Nella cronaca di oggi, anche un episodio di segno completamente diverso che dimostra come le ferite di quella serata di morte, prima della finale di Coppa Italia, siano ancora ben lungi dall’essere superate.

MINACCE A LIBERO – Al quotidiano Libero è stata recapitata una busta contenente un proiettile e una lettera di minacce al giornalista Mario Giordano per aver scritto un articolo su Ciro Esposito: «Lo devi lasciar stare», scrive l’anonimo.

 

Fonte: Corriere del Mezzogiorno

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