Con il campionato alle spalle ed il Napoli in Champions, è iniziato il calciomercato per dare a Mazzarri una rosa competitiva in Europa. In questi anni più volte è stato dichiarato dai dirigenti napoletani di voler creare una squadra ed una società che si affermi nel Vecchio Continente con continuità, quindi noi di Iamnaples.it ci siamo chiesti cosa serve al Napoli per diventare una big europea?
Gli elementi da analizzare sono tanti, cominceremo con uno dei più importanti, il teatro dove andranno in scena le emozioni europee, lo stadio San Paolo. Quali problematiche ci sono? E’ all’altezza della Champions League? Come sono gli stadi in giro per l’Europa?
L’impianto polivalente di Fuorigrotta fu costruito alla fine degli anni ’50, fu parzialmente riammodernato nel 1980 in occasione degli europei e successivamente nel 1990, in occasione dei Mondiali, nell’estate dell’anno scorso c’è stato il rifacimento del manto erboso, del sistema di irrigazione, di drenaggio e di deflusso delle acque piovane e la riqualificazione di alcuni settori dello stadio. Nonostante ciò il San Paolo resta una struttura ai limiti del fatiscente, presentando mille problematiche.
I problemi partono dalla collocazione dello stadio, che si trova nel punto più basso di Fuorigrotta, facendo del San Paolo un grosso catino per le acque piovane che giungono dalla zona collinare di Monte Sant’Angelo, inoltre ha creato non pochi problemi agli abitanti vicini, che a causa delle forti vibrazioni hanno subito danni alle proprie case, motivo per il quale è stata chiesta ed ottenuta la chiusura del terzo anello. Altro problema è la copertura, nonostante sia la costruzione più nuova, è quella più in decadimento e si dovrà procedere allo smantellamento della stessa, per la messa in sicurezza dello stadio. Anche i bagni rappresentano una problematica, alcuni sono stati ristrutturati, ma restano troppo pochi e inefficienti.
Ai problemi strutturali vanno aggiunti i problemi che non fanno godere allo spettatore in modo soddisfacente l’evento sportivo. La presenza dell’ingombrante pista d’atletica, che resta quasi inutilizzata e allontana di molti metri il pubblico dal campo, rendendo così la visibilità, soprattutto dall’anello inferiore, talvolta scarna e insufficiente. Le poche entrate nei settori, che durante le partite di massima affluenza, rendono il raggiungimento di bar e bagni un’impresa degna di un bravo scalatore oltre che ad essere un pericolo per la sicurezza. La questione maxischermi è diventata ormai la sceneggiatura di un film thriller, prima si doveva scegliere la tipologia, poi di doveva aspettare che arrivassero, poi c’è il problema della collocazione, fatto sta che se ne parla da anni ma ancora non si è visto nulla.
Anche se il San Paolo presenta molte problematiche, ha comunque ottenuto l’agibilità dalla Uefa per gli eventi sportivi internazionali, ottenendo una valutazione di 3 stelle, ma per fare un passo avanti anche in chiave sportiva non bisogna accontentarsi della semplice agibilità ma rendere lo stadio un palcoscenico adatto per le imprese del Napoli.
La strada giusta è stata tracciata dagli altri paesi europei, primo fra tutti è il modello inglese, dove lo stadio non è più una struttura utilizzata per il solo evento sportivo, ma è una risorsa che crea ricchezza economica e sociale all’intero tessuto cittadino. Con la creazione di negozi, bar, ristoranti e musei lo stadio inglese è diventato centro di attività per tutta la settimana, rendendolo così attraente anche dal punto di vista turistico. Anche la stessa gestione dell’evento sportivo ha degli standard di qualità molto elevati, affidando la sicurezza a numerosi stewards professionisti, oltre che ad un sistema di video sorveglianza impeccabile. Modello spagnolo e modello tedesco sono sulla stessa lunghezza d’onda, nessun tifoso sarà deluso alla vista del Camp Nou o del Bernabeu, oppure non si meraviglierà degli impianti tedeschi, così avanzati tecnologicamente. E tutto ciò non porta solo un maggior comfort allo spettatore, ma consegue notevoli benefici economici alle società di calcio, basti pensare che in Italia, per i Top Club, gli introiti stadio rappresentano il 13% nel bilancio, mentre in Inghilterra raggiungono il 43%.
Ecco perchè il decadimento del San Paolo non va fatto ricadere sulla S.S.C. Napoli o sul comune, ma va visto in un quadro nazionale. Non è il solo San Paolo ad essere in pessime condizioni, ma è la situazione di molti stadi italiani. I singoli comuni, da soli, non possono sopportare nei loro già esigui bilanci, spese di manutenzione e controllo delle infrastrutture sportive, allora per la crescita del sistema calcio diventa di vitale importanza la privatizzazione degli impianti, in modo che le società, spinte dall’aumento degli introiti, possano realizzare e gestire strutture sportive in modo ottimale. La legge Crimi, sulla privatizzazione, ristrutturazione e gestione degli impianti sportivi, è ancora bloccata in parlamento, inoltre non basta ad essa vanno affiancate leggi serie in materia di sicurezza, mirate non al solo alla soppressione e alla punizione del tifoso, ma ad un miglioramento del retaggio culturale sportivo italiano.
Aspettando tutto ciò, la società di Aurelio De Laurentiis dovrà fare un ulteriore sforzo economico, in collaborazione con la nuova giunta comunale per dare ai tifosi napoletani, oltre che una squadra da Champions, anche uno stadio degno per il cammino europeo del Napoli, cammino che speriamo sia lungo, duraturo e lastricato di successi.
Servizio a cura di Raffaele Di Guida
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