Per battere la Spagna serve un Mario Balotelli nuovo. E un’Italia antica. Lo dice Thiago Motta, col sorriso sulle labbra e un pizzico di cattiveria nelle parole. Con la Spagna servirà non dimenticare la tradizione, quella della nazionale difensivista che ha vinto tanto. E trovare il Balotelli migliore: non solo talento e potenza nelle gambe, ma anche voglia di «aiutare tantissimo» gli altri azzurri in campo. «Come lo ho ritrovato? Uguale. Mi fa arrabbiare anche qui. E non solo me, anche alcuni compagni», dice l’ex compagno degli anni Inter. Fra due giorni c’è la sfida alla Spagna. E come sempre, la partita diventa una sfida tra due culture calcistiche. I tifosi spagnoli si chiedono che Italia troveranno, incalza l’inviato del madrileno Marca, il solito catenaccio o una squadra più moderna? «Tutte le squadre del mondo negli anni vanno avanti. Ma voglio ricordare che l’Italia antica ha vinto molto: nel calcio si gioca bene o si gioca male. Ma alla fine l’importante è vincere», la serena e dura risposta del centrocampista italo-brasiliano. Subito rilanciata dai siti spagnoli, a testimonianza che la risposta ai dubbi per i campioni del mondo pare scontata. Con la maglia dell’Inter, Thiago Motta fermò il Barcellona al Camp Nou nell’anno del triplete di Mourinho, a costo di un’espulsione personale e di un maxi-catenaccio. Oggi nega che sia quella la formula giusta. Però indica qualcosa di simile, piuttosto che una nazionale a viso aperto: «La Spagna – spiega – è bravissima nella circolazione di palla: dovremo fare in modo che il gioco non giri come vogliono loro, dovremo lavorare insieme e non farli giocare».
Thiago Motta ha vestito la maglia del Barcellona, e ora indossa quella del Psg: dall’estero, ha un’osservatorio privilegiato sul calcio italiano. Così la sua conferenza diventa una lezione di calcio moderno al giovane attaccante del City. Di come si difende, oltre a cercare il gol. «Balotelli è sempre uguale – spiega Motta – Fa arrabbiare me e qualche compagno. Un bravissimo ragazzo, fuori dal campo gli vogliamo benissimo. Però deve capire che veste la maglia di una grande nazionale, con grandi campioni. Abbiamo bisogno che lavori per la squadra, che stia con i compagni. Può fare la differenza, sono convinto che lo farà. Però deve aiutare tantissimo i compagni, soprattutto in campo. Poi fuori può essere il ragazzo di sempre».
Che Balotelli non fosse il centravanti moderno alla Wayne Rooney, era acclarato. Lo ha certificato anche Prandelli dopo il ko con la Russia, enumerando tra le cause della sconfitta gli attaccanti che non facevano pressing. In quel «deve stare con i compagni» di Thiago Motta non c’è malizia, anche se più d’uno ha notato che in ritiro Balotelli non si stacca mai da Cassano («mi ha chiesto di dormire in camera con lui, ma Antonio ha detto per carità…», ha rivelato Prandelli); però il calcio moderno è altra cosa dal genio solitario. «Una volta le squadre avevano due giocatori che costruivano e due che correvano: il calcio moderno è fatto di rincorse dell’avversario quando perdi il pallone. Lo fanno la Spagna, la Germania, l’Olanda: noi abbiamo tanti giocatori di qualità, se tutti corrono si corre meglio». E tanto per chiarire, il messaggio non è a Pirlo. «Per noi – conclude l’azzurro – è un giocatore fondamentale. Sa sempre in anticipo dove mandare il pallone, e siamo noi a dover assecondare lui. Dobbiamo preservarlo, perchè sia lucido nella costruzione del gioco».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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