Negli ultimi tempi e inevitabilmente anche nella settimana di preparazione alla doppia sfida cruciale di Champions League, il cammino del Chelsea è stato braccato da un’etichetta fissa, incollata sulle spalle di Villas-Boas: CRISI. In verità anche al Napoli è stata affibbiato per un po’ questo giudizio che la critica riserva a tutte le squadre nei momenti di scarsi risultati, ma gli Azzurri sono stati bravissimi a venirne fuori proprio nel momento-clou, vincendo entrambe le sfide di Serie A che hanno preceduto l’incontro europeo di martedì. Il Chelsea invece continua a stentare e tutte le colpe ricadono inevitabilmente sul giovane tecnico portoghese, considerato il massimo, se non l’unico responsabile delle insufficienze di prestazioni e risultati della sua squadra. Anche The Sun, che sforna articoli in serie sugli errori e le mancanze di Villas-Boas, in un articolo apparso ieri riconosce che ormai il dito è puntato sempre su di lui: “Quando si tratta della crisi del Chelsea tutti gli indici sembrano puntati nella stessa direzione”. Le responsabilità invece, giustamente, andrebbero divise in modo equo: “Anche gli altri dovrebbero accollarsi parte della responsabilità per la situazione difficile sua e del club”. In primis, va considerata la scelta fatta inizialmente dal boss dei Blues: “Sembra che Abramovich fosse così preoccupato di pescare l’allenatore del futuro da dimenticarsi del presente”. “Il calcio moderno non ha la pazienza di attendere cinque anni mentre un nuovo tecnico cerca di ambientarsi”. Ma la causa del momento difficile, continua l’articolo, è da dividere anche con i giocatori: “È dura per lui, ma anche la sua squadra deve prendersi un po’ di colpe. I suoi giocatori non hanno certo dato una mano, né si sono espressi al meglio delle loro capacità sotto la guida del nuovo capo. Anche nei giorni bui di Scolari e Grant, professionisti esperti come Terry, Cech, Lampard e Drogba hanno saputo mantenere i loro standard di rendimento. Anche quando non sembravano approvare le idee dell’allenatore di turno, riuscivano a gestirsi ugualmente. E con Villas-Boas non è stato così”.
E mentre in conferenza stampa André si difende e ripete per l’ennesima volta di non sentire a rischio la sua posizione, e smentisce categoricamente anche la voce circolata dagli spogliatoi, che Drogba avrebbe sostenuto al suo posto il discorso tattico (e psicologico) nell’intervallo della partita con il Birmingham, oggi sempre The Sun ha fatto uscire un altro articolo dal titolo piuttosto esplosivo: “Ammutinamento al Chelsea dopo il pareggio con il Birmingham”. Il protagonista dei dissapori stavolta sarebbe Fernando Torres, che non ha gradito la sostituzione a fine primo tempo, tra l’altro meritatissima, rifiutando di guardare il secondo tempo dalla panchina. Il celebre quotidiano inglese riferisce le parole dette in proposito da Villas-Boas sempre in conferenza stampa: “È chiaro che non l’ha presa bene ma ho fatto la mia scelta per il bene della squadra”. Se la situazione dello spogliatoio londinese viene un po’ caricata dalla stampa, resta evidente che la posizione di André Villas-Boas sulla panchina del Chelsea non è al sicuro come afferma il portoghese, e che la doppia sfida con il Napoli rappresenta un crocevia per la sua carriera, almeno per quanto riguarda l’avventura in Inghilterra: “Il Chelsea questa settimana si recherà a Napoli per l’andata degli ottavi di Champions League con la voce insistente che Villas-Boas sarà silurato in caso di eliminazione”.
Di sicuro il Chelsea non è nella condizione migliore per affrontare il Napoli con serenità, ma bisognerà capire – e questi sono i timori di Mazzarri – se l’allenatore e i suoi stessi giocatori saliranno sul palcoscenico europeo con voglia di riscatto e rabbia agonistica, piuttosto che lasciarsi schiacciare dalle tensioni e abbandonarsi alle difficoltà. Quel che è certo è che il Chelsea i campioni ce li ha e viene difficile credere che si arrenderanno al primo ostacolo. Ma il Napoli arriva alla sfida di martedì in condizioni psicologiche nettamente più stabili ed è un vantaggio che non può andare sprecato.
A cura di Lorenzo Licciardi
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