Grazie a Dio è venerdì. E, parafrasando il titolo di un fortunato film del 1978 in piena era dance music, all’Olimpico finalmente si gioca Roma-Napoli. Anche se siamo solo all’ottava giornata, sarà la prima delle notti da scudetto di questo campionato in un insolito duello centro-meridionale in questi anni dominati dalle squadre del nord. Si gioca con un giorno d’anticipo rispetto alla data prevista, ma nel rispetto comunque del calendario. Perché la sfida tra la capolista di Garcia, sempre vittoriosa nelle prime sette giornate del campionato, e la squadra di Benitez che insegue a due punti, inopinatamente persi nel confronto al San Paolo con il Sassuolo, non poteva essere rimandata a data da destinarsi. Anche se restano comunque le preoccupazioni legate all’ordine pubblico per l’arrivo dei primi manifestanti No Tav e i rapporti poco idilliaci tra le due tifoserie. Sfida dal forte appeal internazionale, perché sarà vista in mondovisione da un miliardo di spettatori.
La lunga attesa è finita: dopo la sosta per le ultime partite ufficiali della Nazionale prima del Mondiale in Brasile, il campionato riprende il suo percorso proprio con la partita più bella che il computer potesse elaborare in questo momento della stagione. Prima contro seconda, di fronte le squadre con i migliori attacchi (20 gol la Roma, 18 il Napoli) e le migliori difese (1 solo gol subito dai giallorossi, 4 dagli azzurri). I numeri parlano chiaro, non dicono mai bugie sulla reale consistenza delle squadre. E ci dicono anche come la Juve, che pure ha gli stessi punti del Napoli, sia in questo momento leggermente indietro.
La Roma di Garcia è indubbiamente la grande sorpresa di questo inizio stagione. Perché non ci si aspettava un impatto tanto positivo del tecnico francese con il nostro campionato, alla guida di una squadra che negli ultimi due anni aveva fallito e a luglio era stata contestata dai tifosi per le cessioni eccellenti di Marquinhos, Lamela e Osvaldo e per acquisti che non sembravano in grado di capovolgere la situazione. E invece, al terzo anno della gestione americana, dopo aver perso le scommesse Luis Enrique e Zeman (il novellino spagnolo e il santone del 4-3-3), la concretezza di Garcia, non proprio un signor nessuno visto i successi in Francia con il Lilla, ha ridato stabilità all’ambiente prima ancora che alla squadra. Il recupero totale di De Rossi, il rafforzamento della difesa con Benatia e un portiere come De Sanctis che dà sicurezza ai compagni, la sempiterna classe di Totti, la linearità di Strootman (il vero colpo di mercato), le percussioni del ritrovato Maicon e della sorpresa Gervinho, oltre all’intraprendenza in zona gol di Florenzi, Pjanic e Ljajic, hanno permesso finora alla Roma di non concedere nulla agli avversari. Forte, la squadra di Garcia, anche del fatto di non avere impegni internazionali durante la settimana. Anche furbo il tecnico francese, perché nella sua missione di pompiere in una città che si infiamma facilmente per i colori giallorossi, ha tenuto subito a chiarire che stasera il Napoli è favorito. Pur giocando in trasferta e contro la capolista. Magari facendosi forte anche dei valori complessivi delle rose delle due squadre, con un Napoli secondo solo alla Juve con i suoi 232 milioni e la Roma assestata sui 157 milioni. Benitez, naturalmente, non si tira indietro. Il suo Napoli gioca sempre per vincere, finora in trasferta lo ha sempre fatto, sarà così anche all’Olimpico. Dove Rafa dovrà fare a meno di Zuniga, che deve risolvere i problemi al ginocchio destro, ma potrà contare sui rientri di Maggio, sempre micidiale all’Olimpico, e Albiol, su un Hamsik che ha potuto lavorare al meglio a Castelvolturno perché non impegnato con la Slovacchia, e soprattutto sul recupero di Higuain, il bomber che ha già fatto dimenticare Cavani e che all’Olimpico, con la maglia dell’Argentina, segnò un gran gol all’Italia. Proprio come fece Insigne, che vorrebbe ripetersi, magari sotto gli occhi di Maradona, invitato a Roma dal presidente giallorosso Pallotta. Sarebbe un suggestivo passaggio di consegne.
Fonte: Il Mattino.
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