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Tardelli e Capello al carcere di Poggioreale, il racconto dell’incontro

Tardelli: "Juve? Capisco che sono a Napoli ma quando giocano all'estero le squadre di club rappresentano l'Italia"

Marco Tardelli e Fabio Capello, invitati speciali del Football Leader, come scrive l’edizione odierna de Il Mattino, hanno incontrato i circa 140 detenuti della Casa Circondariale di Poggioreale alla Chiesa di San Basilide. Sono stati accompagnati da Antonio Fullone, direttore dell’istituto di pena: quando entrano nella chiesa dedicata al santo protettore delle guardie carcerarie, restano spiazzati. Sorpresi dal boato e dall’accoglienza da stadio, si guardano tra di loro, avanzano lentamente. Tra gli agenti di polizia penitenziaria, una dozzina in tutto, c’è Gennaro che lavora qui da una vita: ha un sussulto quando un detenuto si alza all’improvviso. Poi lo riconosce: «Quello è Pasquale, è di Sant’Antimo, sono 35 anni che entra ed esce da qui dentro, è un appassionato di calcio». Pasquale indossa una camicia ciclamino, il mento che poggia sulle mani a loro volta sorrette da un bastone. Scatta come una molla quando gli passa vicino uno degli eroi mundial dell’82, lo abbraccia sinceramente, gli dice qualcosa in un orecchio. L’uomo che urlò al Bernabeu e fece urlare l’Italia si emoziona e si vede. Si parla di calcio, di esperienze di campo ma soprattutto di vita. I due interlocutori interagiscono con la platea, scelta tra i dodici padiglioni che formano la casa circondariale di Poggioreale: ne ospita oltre duemila, il problema del sovraffollamento esiste tuttora, non è drammatico ma nemmeno inesistente. In prima fila c’è il governatore De Luca, scambiato per il presidente dei giornalisti forse perché è presente una marea di giornalisti. Parla Tardelli, che quasi fa la morale del tifo: «Ero a Capri sabato e ho visto sparare i fuochi per la sconfitta della Juventus. Capisco che sono a Napoli ma quando giocano all’estero le squadre di club rappresentano l’Italia».

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