Un’esplosione di passione incredibile, imprevedibile, quasi impossibile che disegna i colori, le voci, i sentimenti dello stadio del futuro: il tifo organizzato forte e deciso da una parte con gran parte delle gradinate occupate da famiglie, bambini, studenti, coppie di tutte le età, anziani, tifosi con i capelli brizzolati e donne, tante donne spensierate convinte protagoniste di un’emozione colorata d’azzurro. Il San Paolo apre i Distinti per l’allenamento a porte aperte e l’urlo dei diecimila (ma forse erano quindicimila) scuote l’intera Fuorigrotta. «Un’occasione imperdibile – dice Francesco Delia, 20 anni – ma noi siamo sempre vicini alla squadra, fosse anche per un allenamento».
Molte scuole devono essere rimaste semivuote, ieri. Come le aule universitarie perché tra studiare e andare a vedere il Napoli, gratuitamente, non c’è partita: «Sacrifichiamo qualche ora di lezione – dice Salvatore Cerbone, 21 anni – ma Ingegneria è proprio qui dietro: chi poteva resistere». «È vero abbiamo fatto filone – ammette Ciro Dellonco del Righi – ma per sostenere il Napoli questo e altro. È solo un allenamento? Per noi la squadra può anche solo sfilare, ci saremo sempre». Un abbraccio, quello agli azzurri, di un fiume di gente. Con classico contorno da vera giornata di campionato: parcheggiatori, abusivi s’intende, venditori di ogni genere alimentare, file all’ingresso del settore dello stadio. Chissà perché, ma per il mercato illegale non è giornata di sciarpe. Invece ecco i foulard, 1 euro, per di più con colori piuttosto sgargianti.
Alessia Casalta è abbracciata al marito, lì sugli spalti. E racconta che è davvero definitivamente tramontato il ritornello “Perché allo stadio non ci porti anche me”: «Macché, io sono tifosissima – racconta con gli occhi che le brillano – Piuttosto sono stupita nel vedere tanti bambini, tante mamme. De Laurentis e Benitez hanno voluto gratificarci con questa iniziativa: dovrebbero ripeterla più spesso». Il boato interrompe ogni frase: è Benitez, nei soliti pantaloncini che, ahilui, evidenziano qualche chilo di troppo, a entrare in campo con i giocatori. Che provano a far finta di nulla mentre troterellano sotto uno scroscio di applausi, ma devono essere tutt’altro che indifferenti. Anche in questi casi è il campione a fare la differenza: Higuain rompe gli indugi, si volta e saluta suscitando un fremito come se avesse segnato un gol. «La verità? Volevamo vedere questi nuovi metodi di allenamento di Rafa» spiega Salvatore Aversa, 58 anni, che lavora a scuola ma «prenderò servizio alle 14». Ha invece lasciato chiuso lo studio fotografico pur di essere presente, Mario De Santis, 38 anni: «Lo ho fatto per mio figlio per fargli vedere i giocatori…e anche per me: meglio approfittare che è gratis».
Partono i cori con saltelli incorporati. E i più felici, e anche i più accaniti, sono i bambini, una quantità di piccoli che invocano il Pipita o Hamsik (quotatissimo) come loro nuovi eroici dei. A guidare 25 piccoli di 2-5 anni c’è l’energica suor Gaetanina, delle Vocazioniste, che ha aspettato 80 anni per entrare al San Paolo: «Diciamo che abbiamo colto l’occasione. Ma si può avere un autografo?». «Ha anche un valore educativo – spiega Imma Russo del Cuoco con tanti piccoli al seguito – per far capire fin da questa età che uno stadio è un luogo di festa e gioia. Io, poi, sono una tifosa sfegatata erano quattro anni che volevo venire qui».
Lo stadio a porte aperte è un’occasione unica per tanti. Per esempio anziani genitori con figli diversamente abili. O persone di una certa età mai entrate allo stadio: «Noi non ci veniamo mai – dice Maria Concetta Coscione – il Napoli lo vediamo in tv. Ma noi tifosi siamo unici al mondo a riempire lo stadio per un allenamento». Un mondo a parte sono le centinaia di padri con figli arrampicati da ogni parte. «Ho sentito di questa iniziativa e volevo fargli una sorpresa – racconta Luigi Martellotta, 44 anni parlando di Mattia, 7 anni – Ho fatto la notte alle ferrovie ma sono venuto lo stesso: purtroppo non riesco a stare spesso con mio figlio». «Il Napoli è una fede, sempre – spara tosto Raffaele Celiento Del Prete, 20 anni – E poi diciamo che l’unica cosa bella che ci è rimasta, oltre al mare».
Fonte: Il Mattino.
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