Visto da vicino…«E’ un fenomeno». E visto da Batman è energia contagiosa, un fuoriclasse da perdersi in volo: «M’è sempre piaciuto, però quella era ammirazione televisiva, un po’ artificiale; la diretta è altra cosa: poi avendone la possibilità sono andato e, mi creda, lo dico senza pudore, prima o poi mi presenterò a Castelvolturno per farmi regalare la maglia e i guanti». Si aprano le porte, per lasciar passare Pino Taglialatela, duecento partite e oltre da Batman, l’idolo d’una generazione incollatasi (idealmente) alla sua traversa, per goderselo davvero: perché a quel tempo, un secolo fa (1993-1999) il principe azzurro se ne stava a dominar l’area, saltellando da un incrocio all’altro.
E ora, a quarantacinque anni, folgorato da Reina. «Portieri straordinario, come pochi al mondo. Tra i primissimi. Le classifiche sono odiose per chi gioca, andrebbero stilate attraverso i dettagli. Lui ha caratteristiche particolari, non dico uniche per non esagerare».
Piedi da centrocampisti e pure le mani. «L’uomo in più o, se volete, il valore aggiunto. Ne ha fatte alcune in serie, con la Juventus: ha sensibilità, ha la capacità di dosare il lancio. L’azione rinasce da lui, talvolta, e quando succede è spesso letale: perché sorprende le difese avversarie ed esalta le qualità di giocatori scattanti che nel Napoli abbondano».
Piedi da centrocampisti e pure le mani. «L’uomo in più o, se volete, il valore aggiunto. Ne ha fatte alcune in serie, con la Juventus: ha sensibilità, ha la capacità di dosare il lancio. L’azione rinasce da lui, talvolta, e quando succede è spesso letale: perché sorprende le difese avversarie ed esalta le qualità di giocatori scattanti che nel Napoli abbondano».
Un portiere che osserva cosa pensa di quel portiere che sta in campo? «Io sono fazioso, forse: però è fantastico; m’ha restituito il piacere di esaltarmi, come quando da ragazzino mi entusiasmavo per Castellini e Zenga. Ha una tecnica sopraffina, m’è capitato di dirglielo già una volta, in diretta televisiva; ma la prossima volta ci vado di persona: perché uno come Reina merita».
Fonte: Corriere dello Sport
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