Uno dei prospetti più interessanti del calcio europeo e non solo, titolare inamovibile dell’Ajax che lo scorso anno si è reso protagonista di una cavalcata sorprendente in Europa. Nicolas Tagliafico si è raccontato ai microfoni di Calciomercato.it affrontando tanti temi, fra cui anche un suo eventuale futuro in Serie A. Ecco quanto evidenziato da Iamnaples: “Quarantena? C’è un po’ di noia, iniziano a finire le idee. Qui in Olanda però non è obbligatoria, ma cerco di evitare, il miglior modo per combattere il virus è restare a casa”.
EREDIVISIE – “Bisogna pensare alla salute e alle condizioni di sicurezza, se non ci sono è giusto chiudere il campionato, anche se mi piacerebbe che la stagione si concludesse. Sappiamo che sospendendo i campionati si complicherebbe la situazione sia a livello economico che sportivo: non è facile, ma rispetteremo le decisioni. Titolo? Siamo primi, ma non vorremmo conquistarlo a tavolino. Bisogna solo aspettare”.
STAGIONE – “Abbiamo subito molto infortuni, non è la stagione perfetta come la scorsa, siamo usciti dalle competizioni internazionali e ci è rimasto solo il campionato e vogliamo vincerlo. Io sto bene, ma era difficile ripetere il livello dello scorso anno. Tuttavia sono soddisfatto, ho anche segnato qualche gol”.
STAGIONE PASSATA – “Abbiamo vissuto un momento meraviglioso, la nostra forza era il gruppo, seguendo la filosofia del club. Sentivamo di poter vincere in ogni campo, senza temere nulla: sapevamo cosa dovevamo fare e lo facevamo sempre, davanti a qualsiasi rivale. Le individualità emergevano anche grazie a questo”.
TEN HAG – “La sua filosofia di gioco? Partirei con la costruzione del gioco dal basso, evitando i lanci lunghi e lavorando molto sui triangoli. Ogni calciatore, quando ha il pallone, deve avere tre, quattro opzioni di passaggio. La filosofia è molto offensiva: si deve conquistare col possesso palla la metà campo rivale e, una volta lì, prendere posizioni tra le linee cercando verticalità e profondità, magari con movimenti inversi. Mentre un compagno corre verso la porta, un altro si avvicina a cercare il pallone: tutto questo genera una mobilità nella quale la palla si sposta ogni 3-4 secondi al massimo. Nella trequarti avversaria, poi, è fondamentale la calma: l’azione non va mai forzata, bisogna cercare il momento giusto per concluderla. E se non arriva, continui a giocare senza sosta finché non accade. Con io pressing chiudiamo gli avversari in area e anche quando perdiamo palla siamo tutti lì per pressare e recuperarla in cinque secondi, senza rischiare il contropiede. Se blocchi il primo possesso, non è facile farlo partire e farti prendere in imbucata. L’idea è questa. Per realizzarla serve enorme intensità”.
RUOLO – “Lavoro praticamente da ala, nonostante sia un terzino: arriviamo palla al piede a centrocampo con i difensori centrali o con i centrocampisti, e il terzino deve avere una posizione molto alta per creare problemi alla difesa avversaria. Quando salgo, l’attaccante della mia catena si stringe e creiamo situazioni di due contro uno. È rischioso se ti rubano il pallone, ma abbiamo studiato anche tutte le situazioni di possesso perso con le relative contromisure”.
SARRI – “Si, il Napoli di Sarri ha enormi similitudini nei movimenti della difesa, col lavoro sulla linea, la pressione alta, la compressione degli spazi…”.
REAL MADRID – “Quando pareggiammo 3-3 col Bayern, ed io segnai anche un gol, ci rendemmo conto di essere davvero forti. Certo, dopo il Bernabeu, capimmo che continuando su quella strada saremmo arrivati lontanissimo. A Madrid mi è rimasto impresso il gol diSchone, la punizione. Nei primi 20 minuti della ripresa sentivamo la pressione del Real, ma dopo quella rete capimmo che era fatta, ci riprendemmo il pallone e non ce lo tolsero più. Fu incredibile: ci divertivamo in campo e lo facevamo davanti ai blancos, i campioni delle ultime tre edizioni. Se ci ripenso ancora non ci credo. A Madrid nonostante la sconfitta, seppero riconoscere il nostro valore, ci fecero tanti complimenti”.
JUVENTUS – “Una squadra con un Cristiano Ronaldo in più, reduce dalla tripletta contro l’Atletico. Era dura, ma sapevamo che giocare contro l’Ajax non sarebbe stato facile per nessuno, avevamo fiducia. E alla fine ce l’abbiamo fatta”.
SEMIFINALI – “Dopo quella vittoria iniziarono a definirci come i favoriti e forse non ci aiutò, era meglio arrivare a fari spenti. Ma anche col Tottenham, alla fine, giocammo bene e la finale ci sfuggì per questione di dettagli. Il calcio è così, perdere ci fece male ma resta lo splendido ricordo di quella cavalcata”.
ITALIA – “Seguo De Ligt e Schone, sono grandi amici. So bene che la Serie A sia molto complessa, specialmente per Matthijs. Lasciare un campionato e un gioco nel quale guardi solo la porta avversaria e adattarsi ad un altro nel quale c’è enorme lavoro tattico per la difesa non è facile, soprattutto se sei così giovane e, comunque, abituato anche a cultura e modo di vivere diversi. Ma De Ligt crescerà ancora, e diventerà sempre più forte”.
FUTURO IN SERIE A – “La Serie A mi ricorda tanto il campionato argentino, non solo a livello tattico, ma anche nell’aggressività che mettono in campo le squadre. Poi argentini e italiani sono simili: negli stadi ci sono più grida, più insulti (ride, ndr). È uno dei migliori campionati del mondo e un giocatore sogna sempre di farne parte. Ad oggi è tutto fermo ed incerto, immagino che qualche offerta arriverà quando tutto ripartirà.
DE JONG – ” Perfetto per il Barcellona, la filosofia è molto simile a quella dell’Ajax, ma sono certo che anche Frankie possa ancora migliorare tanto, i blaugrana non hanno ancora visto la sua miglior versione. Lautaro? È un grandissimo attaccante, la tipica punta agguerrita che non pensa solo a far gol, ma sa aiutare tanto la squadra. Quando ne hai una così, è un plus. È un ragazzo umile, che vuole crescere. Farà grandi cose”.
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