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Svolta Cavani: «Orgoglioso dell’azzurro penso solo al Napoli»

Il Matador: «Non mi lascio distrarre dagli ingaggi ho ancora un contratto»

Dal ritiro con la nazionale dell’Uruguay Edinson Cavani regala parole al miele al suo club che sanno tanto di riconferma:

«Da bambino sognavo di giocare nel Real o nel Barcellona ma ora sono orgoglioso di vestire la maglia del Napoli, questo è l’importante». Dal ritiro con la nazionale dell’Uruguay Edinson Cavani regala parole al miele al suo club che sanno tanto di riconferma. Dopo la svolta dell’allenatore con l’arrivo di Benitez, arriva dal Matador il dono più atteso dai tifosi napoletani.
È stato al centro dei sogni, delle aspirazioni e delle trattative di tutta Europa, Edinson. E lui lo sa. Lo hanno cercato tutti i top club a cominciare dal Real Madrid per finire al Manchester City, il Chelsea, il Paris Saint German. Agognato da ogni allenatore, proposto in mille scambi con contropartite tecniche o soldi per far saltare quella clausola rescissoria da 63 milioni di euro fissata dal Napoli. Lui, Edi, è rimasto a guardare.
Chiedeva a De Laurentiis (oltre ad un più che probabile ritocco del compenso, si parla di due milioni in più, in linea con i top player europei per arrivare a 7 milioni netti a stagione) una squadra competitiva per giocare la Champions. A cominciare dall’allenatore, dopo il previsto addio di Mazzarri. L’arrivo di Benitez deve aver tranquillizzato Cavani su quali sono i reali obiettivi del Napoli, visto che l’allenatore spagnolo ha il vizio di guidare le sue squadre alla vittoria, fosse lo scudetto (in Spagna) o le coppe europee (sia in Spagna che in Inghilterra e in Italia con l’Inter). Così ha rotto gli indugi ribadendo di stare bene in azzurro. Anche se il sogno, confermato peraltro da vari suoi familiari, è sempre stato il Real Madrid. «È vero – conferma Edinsonda bambino sognavo di giocare con le merengues o con il Barcellona. Ma ora sono orgoglioso del Napoli. Non mi lascio distrarre dagli ingaggi – aggiunge l’attaccante uruguaiano – Penso solo al Napoli perché ho ancora un contratto».
Nel frattempo, dal ritiro dell’Uruguay dove la squadra si sta preparando per una partita di qualificazione ai mondiali e per la Confederation Cup di giugno in Brasile, arriva uno stop per Cavani. Questa volta Oscar Washington Tabarez sbatte i pugni sul tavolo e dice di no al suo pupillo. «No, a Roma non vai». E Cavani non l’ha presa proprio bene. Perché sognava di poter accompagnare il presidente della Repubblica uruguaiana José Pepe Mujica, che lo aveva indicato personalmente come uno degli ambasciatori dell’Uruguay nella visita ufficiale che sabato primo giugno farà al Santo Padre, Papa Francesco, nella Città del Vaticano. «Niente da fare, prima della fede viene il calcio», gli ha spiegato il ct della Celeste. «Se chiedete a me il permesso io dico di no». 
E poco importa che l’invito al Matador a prendere parte alla delegazione sia partito proprio dal presidente in persone che in Uruguay è una sorta di mito. In un mondo in cui la gente si scanna per il potere Mujica si trattiene solo 485 dollari dello stipendio per vivere e destina gli altri 7500 alla beneficenza. Vive di poco, anzi di pochissimo, in una vecchia fattoria senza neppure l’acqua corrente, ma solo l’acqua del pozzo. «Io non sono credente, ma rispetto la chiesa e questo papa mi sta pure simpatico – dice, bontà sua, il maestro Tabarezma non posso compromettere la preparazione della mia nazionale per un viaggio che per Cavani sarebbe assai faticoso». Ufficialmente, nessuna reazione da parte del religiosissimo Matador che, però, mettendo in campo la diplomazia, ha provato comunque a far cambiare idea a quella testa dura del suo selezionatore. Che, piccato avrebbe replicato. «Troppo faticoso, anche se parte venerdì e torna domenica rischio di compromettere la preparazione della nazionale. E non voglio correre rischi». Il 5 giugno c’è un’amichevole con la Francia, l’11 giugno la quasi decisiva gara di qualificazione ai mondiali con il Venezuale e il 15 l’inizio della Confederation.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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