Anche quando il Milan stentava lui era uno dei pochi che riusciva a inventare qualcosa. Una giocata, un siluro dai 30 metri, un assist geniale: Suso c’è sempre stato, e ora che la squadra rossonera ha spiccato il volo non ha intenzione di fermarsi. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport lo spagnolo riavvolge i ricordi milanisti, a partire dalla doppietta nel derby: “E’ la partita più indimenticabile della mia vita. Secondo l’esordio con il Liverpool in Premier. Terza la Supercoppa vinta contro la Juventus. L’offerta dell’Inter in estate? Io avevo appena cambiato procuratore e loro hanno parlato con lui. Poi quello che ha risposto il Milan al mio agente non lo so, io avevo le idee chiare: rimanere e rinnovare. Potevo andare via anche prima di rinnovare, ma qui sto bene e sono molto contento. Poi nel calcio non c’è ‘per tutta la vita’, e ora è importante finire la stagione. Chi toglierei all’Inter? Tuti dicono Icardi, io però ho giocato nelle giovanili con Rafinha prima che scegliesse il Brasile: se sta bene è un grandissimo giocatore. La squadra più difficile da raggiungere per la corsa Champions? La Lazio. Non è una squadra che gioca così vistosamente bene, ma lascia pochi spazi. E’ la più regolare”.
Ha le idee chiare, Suso, anche quando gli chiedono di scegliere tra quarto posto, Coppa Italia e Champions League: “Quarto posto. Se vinci l’Europa League e arrivi decimo in campionato, che senso ha?La finale di Coppa Italia con la Juve? Le finali non si giocano si vincono. Possiamo vincere noi come loro. Conme nel derby. Il giocatore che mi ha sorpreso di più del Milan? Romagnoli. Mi sta piacendo tantissimo. Ha avuto dei problemi fisici ma ora ha un livello molto alto. “La qualità principale di Gattuso? La passione. Ha vinto tanto e sa come funziona tutto questo. La caratteristica del suo Milan è la concentrazione. Mi ha colpito per la voglia di lavorare, gli piace quello che fa e mette molta intensità. Se ti alleni così, in partita è più facile. A me piace il modo in cui entra nelle persone. È molto sincero, parla tanto. Urla sempre anche in partita? Ci avvisa su quello che stiamo sbagliando, a volte non noti una cosa e lui ti aiuta perché te lo dice. Io però voglio giocare il primo tempo sulla fascia dove c’è lui. Così mi urla per tutto il tempo ma almeno, nel secondo, sono tranquillo…”. L’intervista completa è in edicola con la Gazzetta dello Sport.
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