Contro il Siena giocherà di nuovo il Napoli. Soffrendo nell’assedio degli ultimi 20 minuti dell’Inter, è arrivato alla semifinale di Coppa Italia grazie al rigore, conquistato e battuto da Cavani, e alla prodezza dello stesso fenomeno uruguaiano al terzo minuto di recupero. E’ sua questa qualificazione. E’ piena del suo calcio, della sua rabbia, del suo impeto e dei suoi gol. Il rigore l’ha conquistato due volte (palla rubata e fallo provocato, mentre l’esecuzione è stato come togliersi il macigno dallo stomaco dopo l’errore di Siena: chi ha carattere, fa così); il secondo gol appartiene invece al suo talento infinito, di calciatore e di atleta: aveva corso per 90′, ma non si è arreso, si è avventato su quell’ultimo contropiede, ha saltato un difensore dietro l’altro, poi, non contento, ha messo a sedere anche Castellazzi e a quel punto la festa di Cavani era completa, come il delirio del San Paolo. Sarebbe sbagliato però se il 2-0 cancellasse i meriti dell’Inter nel secondo tempo. Meritava almeno un gol, meritava soprattutto un rigore che Celi non ha fischiato per un fallo netto di Maggio su Milito. Ha atteso troppo nel primo tempo, ma nel secondo ha fatto paura, e tanta, al Napoli.
La partita ha seguito per un tempo il corso che i due allenatori avevano preparato. Difesa, controllo della palla e verticalizzazioni rapide per l’Inter, ritmo, intensità, pressing per il Napoli. Come spesso accade quando sul campo ci sono squadre allenate da Mazzarri, è l’interpretazione del gioco sui corridoi esterni a dare l’idea più netta della strategia di chi le affronta. Ranieri ha piazzato Zanetti e Obi sulle due fasce con il compito di restare più vicino possibile a Maicon e Chivu, questo per evitare che Zuniga e Maggio prendessero il dominio dei loro settori. Non solo: il possesso palla dell’Inter, quasi mai al di là della linea di centrocampo, nasceva con l’idea di spezzare il ritmo e l’intensità del Napoli, più che per preparare la controffensiva.
Con spazi così stretti (le due linee restavano incollate) sarebbe servito il miglior Lavezzi, che invece si è visto solo a tratti. Qualcosa di più ha fatto Hamsik, ma entrare in quel fortino così ben organizzato era davvero complicato. Nel primo tempo il Napoli è stato pericoloso in due occasioni. La prima quando Maggio ha bruciato sullo scatto Chivu (movimento che Ranieri temeva) e ha controllato in area un lungo cross da sinistra di Zuniga, il classico cambio gioco del Napoli: sul suo tiro, però, Castellazzi ha fatto una prodezza deviandolo in angolo. Altra occasione nitida poco dopo su spunto di Hamsik e tiro al volo, ma troppo centrale (e per questo parato da Castellazzi) di Aronica.
Ranieri si è reso conto del poco che l’Inter aveva fatto nel primo tempo, lasciando Milito in balìa della difesa napoletana, e a inizio ripresa si è presentato con Alvarez al posto di Obi. Ha ritoccato anche il modulo, passando al 4-3-2-1. Mentre l’Inter sembrava ritrovare una vena più creativa con i due rifinitori, il Napoli ha segnato. E’ stato per merito di un mastino che di ruolo fa il centravanti, ma che in una squadra sa fare tutto e soprattutto sa come si lotta: Edinson Cavani. L’uruguaiano ha sradicato la palla dai piedi di Thiago Motta (brutto errore: l’avrà visto Ancelotti?) a ridosso dell’area interista, è schizzato dentro e l’italo-brasiliano, per farsi perdonare…., l’ha steso. Cavani, che sentiva il peso dell’ultimo rigore sbagliato quattro giorni fa a Siena, se n’è liberato scaraventando in rete la palla dal dischetto.
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