«Cavani sindaco». Nel mare di bandiere e nel frastuono di clacson, spicca un cartello che suggerisce di destinare la prima poltrona di Palazzo San Giacomo al goleador. Striscioni, slogan, trombette: piazzale Tecchio è un’immensa arena colorata di azzurro e giallo (l’altro colore della maglia del Napoli), col termometro che tocca i 22 gradi e migliaia di persone avvolte nelle bandiere che saltano, cantano, si abbracciano. Una festa di tifo e fantasia che comincia nel primo pomeriggio e finisce a notte fonda: ma per scaramanzia nessuna organizzazione. Ma, buttando all’aria la superstizione, il popolo napoletano onora così il ritorno in Champions. Una liberazione, la partita, dopo tanti patemi e rinunce in campionato tra Chievo e Fiorentina: la gioia esplode alle 19,48, alla prova generale della musichetta Champions. Poi la curva si infiamma all’ingresso degli avversari per la rifinitura. Quelli del «Sottomarino» e Giuseppe Rossi vengono accolti da una bombardata di fischi (sì, pure Pepito: stasera è un avversario…). Poi gli striscioni-Champions che infioccano gli spalti sono sepolti da quelli più «casarecci» dei Napoli club.
Napoli-Villarreal inizia con un tuono che rimbomba nell’istante stesso del fischio del belga De Bleeckere e scarica pure sulla città rimasta nei bar e ristoranti, una tempesta di urla e bandiere. I supporters della Curva B srotolano uno striscione che ha eluso i controlli all’ingresso. Capita. Bello lo spettacolo dei fumogeni tricolori che presto annebbiano l’intero campo. Nessuno rinuncia alla ripresa fai-da-te col telefonino. Nessuno rinuncia all’urlo sull’ultima nota dell’inno.
I primi cortei spuntano già intorno alle 17. Nel carnevale azzurro un motorino con quattro ragazzini a bordo fa il suo ingresso trionfale tra la folla in fila davanti alla Curva B. Un’auto, con 8 persone, riadattata a carro allegorico con maschere e striscioni si ferma all’alt di uno dei 151 vigili, divisi in tre turni, che dalle 6 del mattino ha il compito di vigilare la zona-Fuorigrotta tra sensi unici e transenne. Alle bancarelle abusive l’affare è assicurato: magliette per piccoli 10 euro, per grandi 20. Il polsino azzurro è a un euro e lo vendono fin dall’uscita della tangenziale. Nel traffico delle auto in fila e un coro che si ripete: «I più forti siamo noi». Urla sotto uno scudetto che mostra anche la Coppa dalla grandi orecchie: è di polistirolo, un metro per due, che tre ragazzi portano in corteo tra migliaia di sorrisi.
E non è diversa la «partita» dei vip; con il presidente Aurelio De Laurentiis che inevitabilmente ruba la scena al sindaco De Magistris. Nessuno stasera è seduto per caso in un fantastico mega-salotto a cielo aperto con vista sul debutto in Champions, anche se in fondo le facce sono sempre le stesse. Poltroncine scomode a ridosso del bordocampo con piccolo televisore a distanza, discorsi ad ampio spettro, molti più uomini che donne, caffé espresso e tè per corroborarsi nell’intervallo e ricco buffet offerto dal Napoli e dal Comune: mortadella, prosciutto al taglio, mozzarella e anche la pasta dello sponsor. Cuore e mandibole impegnate. E tutti mantengono fede alle proprie tradizioni: amuleti nascosti sotto serissimi abiti, rituali inconfessabili, pacche sulle spalle e casti baci. Complimenti a pioggia. A tutti, per tutto. C’è pure il vice del ct Prandelli, e gran parte della giunta capeggiata dall’assessore allo sport Pina Tommasielli.
L’ascensore della tribuna si rompe proprio nel giorno del match: una disdetta, ma poco male tra poco c’è la partita. Si parla di politica e dintorni, magari delle ultime nomine alle Asl; ma dura poco, meglio discutere su corsi e ricorsi calcistici.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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