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Sull’asse Singapore-Napoli spunta l’ombra della camorra

 E ha svelato un passato da manager del crimine organizzato. Ma non è l’unica possibile fonte d’accusa nel corso delle indagini condotte a Napoli su presunte combine, su possibili pressioni della malavita organizzata di Napoli per condizionare l’andamento di partite di calcio. Come per la droga, come per le estorsioni e gli omicidi, anche il calcioscommesse ha i suoi pentiti. A Napoli, ce ne sono due che stanno svelando le trame della camorra targata clan D’Alessandro, mentre dalle indagini della Procura di Cremona arrivano conferme sulla centralità del capoluogo partenopeo nel traffico di soldi e informazioni. Stando al lavoro svolto dall’ufficio guidato dal procuratore Roberto De Martino, ci sarebbero contatti tra l’associazione mafiosa asiatica e i clan napoletani.
Scambio di informazioni, pressioni concentriche per conoscere in anticipo (e condizionare) l’andamento di alcune partite. E non è tutto. Grazie a circuiti ormai globalizzati, Napoli sarebbe stata la centrale degli incassi clandestini, grazie a una strana triangolazione che avrebbe messo sullo stesso piano camorristi, bookmakers mediorientali e scommettitori cinesi con base a Napoli. Insomma, una sorta di joint venture che permetteva di scommettere via Internet sui bookmakers di Singapore e di incassare la scommessa in Italia. Puntare in simultanea sull’uno, sull’x e sul due, con la certezza di non perdere soldi, anzi, di riciclare. Un patto economico e informatico, dunque.
A raccontarlo all’Interpol e agli investigatori italiani è un pentito, lo slavo Crtvak, che parla dell’Italia e del singaporiano Den: «Dai miei contatti olandesi sapevo solo che a Napoli ci sono dei cinesi asiatici che fanno scommesse». Napoli come crocevia di intrecci intercontinentali, con la camorra che ormai da decenni ha fiutato il fenomeno delle scommesse on line.
Spiega ancora lo slavo Crtvak: «Quando si vinceva, potevi andare a Napoli a ritirare i soldi», potevi insomma passare all’incasso. A Napoli, al lavoro il pool anticamorra dell’aggiunto Rosario Cantelmo, clan D’Alessandro nel mirino. Ed hanno un passato nel cartello stabiese i due pentiti interrogati in questi mesi dai pm: oltre a Giuseppe Di Nocera, c’è anche Salvatore Belviso, un ex killer con funzioni di comando, che ieri mattina ha fatto la sua prima comparsa in videoconferenza in un’aula di giustizia.
Ha risposto alle domande del gup Vincenzo Alabiso, ha poi confermato: la camorra ricicla soldi con i bet shop. Al lavoro i pm Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa, ma agli atti non c’è solo il racconto dei due pentiti, ma anche centinaia di intercettazioni. Tracce decisive, a voler ragionare sul lavoro dei carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, agli ordini del capitano Alessandro Amadei.
Si parte da una telefonata di Cristian Biancone, ex giocatore del Sorrento, che dimostra di conoscere in anticipo il risultato della partita del campionato tedesco Bochum-Energie Cottbus, (28 febbraio del 2009, finì 3 a 2). Stando alle indagini, sembra che uno dei contatti in Germania della camorra stabiese sarebbe stato proprio lo slavo Crtvak.
Poi, sullo sfondo, anche un’altra ipotesi: la capacità della camorra di comprare bookmakers stranieri, consentendogli di sfondare nel mercato italiano. Così la camorra fa il «banco», offre una piattaforma utile nella strana storia che da Singapore passa per i laboratori dei cinesi napoletani, alle spalle della stazione centrale.

La Redazione

P.S.

Fonte: Il Mattino

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