Zitto zitto, quatto quatto. Ma con un surplus di professionalità. Tanto da diventare un “imprevisto” convincente. Mai fuori dal coro, mai una nota stonata (anche a margine), mai un qualcosa che l’abbia messo sotto una luce perlomeno offuscata. Alla fine ha avuto ragione. Alla fine ci sono dei conti che tornano sempre, e lui fa sicuramente parte integrante di questi. Convincendo (è bene ribadirlo) a sorpresa Benitez, pur muovendosi prevalentemente nell’ombra, calamitando i consensi di un manager particolarmente avveduto. Uno che pondera per bene prima di emettere qualsivoglia tipo di sentenza. Ebbene, l’uomo nell’ombra, alias Giandomenico Mesto, ma pure uomo con la valigia (così ribattezzato sotto la Lanterna poiché alla fine di ogni stagione veniva dato per partente) le sue conquiste le sta facendo a piccoli ma ben saldi passi. Dalle attenzioni del Napoli, al gradimento dei tifosi ed infine quello di Benitez. Dopo essere stato naturalmente, e molto a lungo, uno dei pretoriani di Mazzarri. Che lo volle, fortissimamente, anche in azzurro dopo l’eroica parentesi di Reggio Calabria. Quella del fantasmagorico recupero (da meno 11) per non andare in B, quella che gli valse la cittadinanza onoraria, oltre alla fascia di capitano.
PREZIOSO – Ma uno così è poi tanto facile da reperire? E’ quello che avrà chiesto (al cuscino) lo spagnolo al timone del Napoli quando, nel ritiro di Dimaro, Mesto finì ineluttabilmente sotto la sua lente d’ingrandimento. Anche e soprattutto perché il presunto titolare di fascia (destra), ovvero Christian Maggio, in quel periodo figurava fra gli assenti giustificati dopo la parentesi in nazionale. E allora il buon Giando, mantenendo sempre quel profilo ribassato che gli è caratterialmente congeniale, mostrò a Rafa e staff di che pasta fosse fatto. Una pasta, morbida, elastica, ma al contempo resistente e non tanto facilmente degradabile. Insomma una pasta di calciatore. Il tecnico ne prese atto ed in principio tolse l’esterno dalla lista di sbarco (per altri lidi) salvo poi proporlo a più riprese, sia il campionato, che in Champions. Dopo averlo costantemente incoraggiato, motivato, incentivato durante gli allenamenti. Semmai ce ne fosse stato bisogno, poiché Mesto è uno che (professionalmente) ama prendere sul serio qualsiasi aspetto. A cominciare dall’alimentazione (mai uno sgarro) all’applicazione in campo, come in sala attrezzi. Rafa, con la sua vista telescopica, ha perciò intuito che da quel pur ormai maturo terzino serio, attento e faticatore, si poteva estrarre ancora metallo prezioso in buona quantità.
PREZIOSI – I tentennamenti del patron gialloblu Preziosi. Già di per sé restio, vuoi per contingenze od altro, a concludere affari con De Laurentiis. Ebbene, Mesto arrivò all’ultimo rintocco di campana del calciomercato estivo (2012). Dopo essere stato accostato a molte altre squadre durante la sua militanza genoana (Lazio, Bologna, ma anche Roma e Juve). Ma sin dall’inizio ha vissuto l’approdo azzurro come un traguardo: «Vero, avevo pensato anche di andar via (c’è stato il pressing del Parma ad agosto, ndc) per giocare con continuità. Ma poi l’idea di restare in una grande squadra come il Napoli e in una città bellissima, hanno avuto il sopravvento. Ho deciso con convinzione, anche perché mi sono accorto che il mister ruota tutti. Ed è arrivato anche il mio momento». E che momento!
LUI C’E’ – E vabbè che s’è infortunato pure il collega di reparto Maggio (tegola non da poco), ma il campo Giando se l’è conquistato anche con merito e profitto, oltre che per esclusione. Un bel traguardo non c’è che dire, suffragato da numeri impensabili solo due mesi fa. Strano a dirsi, ma non tanto poi a pensarlo: per lui ci sono state quattro partite da titolare su sei in campionato ed una in Champions con l’Arsenal, più un minuto col Dortmund. Tutte coast to coast e ben giocate, fino alla fine. Il che fa oltre 460 minuti di utilizzo. Oggi col Livorno sarà di nuovo al suo posto, a contrare, spingere e crossare. Con la valigia ormai “sotto” al letto.
Fonte: Il Corriere dello Sport
La Redazione
M.V.
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