La separazione dei ruoli dovrebbe prevedere che tra i tifosi ci sia lo sfottò, che può sfociare in qualche insulto (basta che tutto rimanga nei limiti) e che invece i giornalisti siano espressione di valori come professionalità ed equlibrio. Invece il livore e la spocchia bianconera colpisce ancora, fa in modo che su una testata d’informazione giornalistica come tuttojuve.com, l’editoriale in copertina si chiami “noi non siamo napoletani” e sia ricco dei soliti luoghi comuni di chi non conosce le situazioni ed allora si nasconde dietro una rabbia immotivata, perchè a Napoli nessuno si è permesso di offendere e mi sembra giusto ricordare talvolta che la sfida tra gli azzurri e la Juventus abbia un significato che va oltre il calcio. Ecco l’articolo di Vincenzo Ricchiuti:
E va bene. Mi arrendo. Mi arrendo io e tutti gli altri come me mi seguiranno. Tanto è inevitabile. Lo dico. Noi non siamo napoletani. Ah. Ok ? Meno male. Voi siete contenti e noi siamo leggeri. A ognuno il suo. A voi il potere, a noi da napoletani il f….e. Tanto inutile resistere. Nessuno resisterebbe. Non se ne può più. Mai come quest’anno l’avete fatta grossa. Mai un Napoli-Juve è stato così penoso. Mai Napoli-Juve arriverà al traguardo del fischio finale con questa pesantezza. Mica siamo due squadre di vertice che si giocano un posto da anti Milan. No. Ci mancherebbe. E chi ci pensa al Milan. Voi non pensate manco all’Inter. Voi siete come Alberto Sordi che aspetta l’occasione giusta per rifilare uno schiaffo al capoufficio. Fantozzi che si fa la Mazzamauro. Will il Coyote e Beep Beep. Poi dopo chissenefrega dello scudetto, è tutto relativo, figurarsi se lo vinciamo noi, se ce lo fanno vincere, stiamo tanto bene così, che non ci fosse stata la guerra chissà dove stavamo, che vuoi vincere ma dove vuoi andare, meglio che resti così che non hai limiti, così vinci di tutto perché per fortuna non ti fanno vincere niente, che poi vincere è relativo figurati se quelli a Roma che ci ho un parente al ministero che m’ha giurato su tutti gli ultimi venti campionati che figurati se quelli al Nord potevi vincere, anzi vincere porta pure sfortuna. Poi dopo tornerete alle vostre case, alle vostre mogli, le vostre sfighe, ai vecchi e tranquilli fallimenti e rimanderete tutto il vostro vivere alla gara di ritorno. Noi altri vi conosciamo, vi studiamo, vi subiamo. Sappiamo tutto di voi e meglio di voi stessi. Siamo i napoletani che non tifano Napoli. Quelli che siamo chiamati a giustificarci. A dare conto. E si. Perché il tifoso del Napoli s’è trasformato nell’Ufficio Anagrafe: stabilisce lui se sei napoletano vero o falso o mezzo o potresti migliorare. Siamo pure i peggio del mazzo. Schifati pure dagli Zio Tom delle altre squadre che vivono una loro tranquillità fatta dell’indifferenza tutta napoletana che cercano. Noi no. Siamo sempre in ogni discussione. Sempre a disposizione. Siamo Quelli. Quelli che tifano Juve. I peggiori, il punto di non ritorno, i collusi con gli Agnelli, l’industria nazionale, i savoiardi, i boiardi, i vizi capitali. Quella volta che vi fregarono il portafoglio. Il terremoto e le speculazioni sul terremoto. La cafonaggine, il debito pubblico, l’arroganza, l’estate calda del 2003. Quello che vi passa avanti nella fila, quello che ha sparato a quello. La volta che vi si disse no, anzi peggio. La volta che vi si disse si. Lo stato assente. E mai come quest’anno vi siete superati. I Borboni, i piemontesi, i soldi del Banco di Napoli che fine che hanno fatto. Mamma fai morire Quagliarella, come può tifare Juve uno di Napoli, come può uno scoglio arginare il mare, e tu non sei di Napoli, e non lo sei, mi so’informato, fuori le prove, alza la destra, la sinistra, fammi vedere i denti, ma sei sicuro ? com’è che, non sei di Napoli, lo sei e non lo sei, lo stabiliamo noi, noi che tifiamo Napoli, tu non sei doc, ti manca tutto, e dici jamme, e mangia il babbà, e i soldi dei Borboni ? Riscatterete il Mezzogiorno d’Italia anche per conto nostro. Siamo quelli che sono nati dove siete nati voi, parlano come voi, mangiano come voi, ridono quando ridete voi, sono stronzi almeno quanto lo siete voi. Ma non sono voi. Non appartengono alla città. non possono capire. Come nel film quando Troisi e Arena prendono la stessa acqua ma Troisi non può capire. Può solo prendersi, da solo, il raffreddore. Potremmo fare uguale. Massì. Un giorno capiterà pure. Sei di Napoli tu ? Non può essere, tu tifi un ciuccio. Il nome di città, il senso cittadino ? E da quando te ne frega d’essere qualcosa. Sei sempre stato altro da tutto questo. Tutte ‘ste cose le hai sempre prese in giro. Non hai Imperi perché sapevi che oltre al sole non c’è nient’altro da spartire. Sei sempre stata terra di conquista perché terra d’uomini al singolare. Non hai mai avuto stemmi, ninnoli. Cause per vessare e case da scocciare. Preferisci soffrire anziché il napoletanissimo fregartene che tanto tutto passa ? Non può essere. Voi non siete napoletani. Non raccontarmi storie di perdenti e di Borboni. Ma se l’ultimo Re l’ultimo giorno ha visto la città darsi a Garibaldi. E ne ha riso perché napoletano, perché alla fine non si butta niente. Non sei nato veramente a Napoli che già tra il peggio e il meglio tanto vale, per quel che vale, il meglio. A Napoli applaudiamo solo i vincitori, perché la vita è un gioco e a noi non piace perdere. A Napoli applaudiamo solo i vincitori tanto viviamo altrove, la nostra storia è questa. La vostra non lo so. I briganti? Sono andati al Nord. Son risaliti. A Napoli son rimasti i nobili. A quelli i piemontesi han fregato l’oro. Ai piemontesi, quelli, invece i panni.
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