Inutile cercare una chioma fluente e bionda alla Glenn Peter Stromberg tra quelli dell’Aik Stoccolma: di tipi come lo svedese arrivato a Bergamo nell’estate del 1984 e rimasto per otto anni all’Atalanta, condividendo tutto, dalla salvezza alla retrocessione, dalla promozione a una storica semifinale in Coppa delle Coppe, nel team che oggi affronta gli azzurri ce ne sono davvero pochi. Vive a Bergamo, ma è spesso in Svezia per i suoi affari. Gira il mondo per commentare il calcio internazionale per la tv svedese.
Stromberg, anche il campionato svedese è invaso dagli stranieri?
«Sì, tantissimi. La Svezia è un po’ un esempio europeo di integrazione».
Chi deve temere di più il Napoli questa sera?
«Senza dubbio Bangura che è un ottimo elemento, molto pericoloso in attacco. Un altro è Goitom, ma negli ultimi mesi si è allenato poco per via di qualche infortunio di troppo. A centrocampo c’è a mio avviso il più importante e temibile Borges. E se gioca attenzione a Ibrahim Moro, che è vero talento: ha solo 19 anni, ma può sbagliare anche qualche passaggio».
Ha citato, in ordine, giocatori della Sierra Leone, dell’Eritrea, della Costarica e del Ghana.
«Che hanno contribuito a fare dell’Aik una delle squadre più forti di Svezia, anche se c’è molta delusione per la mancata vittoria del campionato».
C’è voglia di rivalsa in Europa League?
«In questo momento il tecnico Alm può concentrarsi solo su questo impegno e su come battere il Napoli per andare avanti in questa manifestazione che se altrove viene snobbata, nel mio Paese vale la Champions. Affrontare un’avversaria svedese in questo momento dell’anno, peraltro, è un problema enorme perché il campionato è terminato e tutte le forze si concentrano su questo appuntamento. Sarebbe stato molto meglio per il Napoli trovare l’Aik in primavera quando la stagione è appena agli inizi».
Per il Napoli una trasferta piena di insidie?
«Ci fossero in campo Hamsik e i migliori, sarebbe più facile: in casa l’Aik è molto temibile. Psv e Dnipro lo hanno scoperto sulla loro pelle: è una formazione che nel proprio stadio ha costruito i suoi successi».
È un impianto glorioso, il Rasunda?
«Contro il Napoli sarà l’ultima partita che si giocherà in quello stadio prima di essere abbattuto. Per gli svedesi è un campo simbolo: è quello dove si giocò la finale del Mondiale 1958, tra la Svezia e il Brasile di Pelé».
Quello dell’Aik è un pubblico molto caldo?
«Sì. Stasera ci sarà quasi certamente tutto esaurito. Per loro è la sfida più importante del girone, arriva il Napoli che ha tradizioni da big e che può anche sognare di vincere le Coppa».
Si temono incidenti.
«In Svezia è aumentato il fenomeno della violenza negli stadi, non bisogna abbassare la guardia. Ma credo che la polizia a Stoccolma eviterà che possano succedere dei brutti episodi come sono avvenuto a Napoli».
Lei ha scelto di restare a vivere in Italia?
«Ho messo su famiglia a Bergamo, ho vissuto gran parte della mia carriera in quella città. Non ho alcuna intenzione di spostarmi anche se faccio su e giù con Goteborg, dove sono nato».
Quando lei giocava in Italia il campionato di serie A era il più bello del mondo?
«La ragione è logica: i campioni preferiscono andare in Inghilterra o in Spagna perché lì vengono pagati meglio».
E adesso?
«Resta un bel campionato. Divertente e molto equilibrato».
Se lo ricorda il San Paolo?
«Con l’Atalanta siamo sempre usciti a testa alta. Ma ricordo con la Svezia un successo clamoroso per 3-0 contro l’Italia. E io segnai una doppietta».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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