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Striscioni Roma-Napoli, la curva Sud rischia un turno di stop

Decide Tosel. L’esito delle conclusioni della giustizia sportiva sui fatti di sabato all’Olimpico è atteso nella giornata di oggi. Lo striscione “incriminato” tanto è stato visto e rivisto, scritto e riscritto, che per il rispetto delle coscienze e soprattutto della memoria di un giovane che non c’è più, fa anche bene non ripeterlo. Cosa accadrà oggi è qualcosa da affidare un po’ ai regolamenti – che devono essere l’unica luce di un giudice – ma un po’ anche all’aria che tira. Non possono passare sotto silenzio senza far rabbrividire, quelle accuse rivolte alla mamma di Ciro Esposito, Antonella Leardi, e al libro sul figlio che ha perso la vita per i fatti avvenuti prima della finale di Coppa Italia 2014, Napoli- Fiorentina, nella Capitale. E l’aria indignata che tira, inevitabilmente può finire per far sentire il suo respiro. Non per condizionare, questo sia chiaro. Certe decisioni si prendono mettendo insieme gli elementi: è questo il lavoro di un giudice ed è quello che Tosel ha fatto appena ricevuto il fascicolo dal procuratore Palazzi.
© Ansa

SCENARI – E allora, il principio è scritto nell’articolo 11 del nuovo codice di giustizia sportiva, che punta l’indice sui comportamenti discriminatori o su grida, espressioni incitanti alla violenza e per questo prevede una serie di sanzioni che vanno dall’ammenda alla chiusura di settori, fino anche all’intero stadio. La lettura di Tosel potrebbe essere quella di mettere insieme i cori sul Vesuvio, i petardi introdotti, un altro striscione di solidarietà verso Daniele De Santis, l’uomo che ha sparato a Ciro Esposito, quello riferito alla signora Leardi, che offende e sporca proditoriamente la morale di una persona e la memoria di un ragazzo che non c’è più, e accorpare questo materiale come una forma composita di istigazione alla violenza. E determinare anche la chiusura della Curva Sud per un turno più che per due. E’ uno scenario ipotizzabile oltre l’ammenda che sarebbe la base minima.

I RESPONSABILI – E veniamo alla parte non sportiva, investigativa, della vicenda. È inevitabile notare come lo striscione sia stato introdotto con una tecnica nota, quella di usare fogli di carta sottili e spacchettarli ogni uno o due lettere, occultarli ovunque (nelle scarpe, negli slip maschili o femminili, addosso a minori) per poi ricomporli all’interno dell’impianto. In sé, il suo contenuto non ravvisa ipotesi di reato, ma solo la violazione del regolamento d’uso per essere stato uno striscione non autorizzato: la sanzione prevista per legge è una ammenda. Gli uomini della Questura di Roma stanno comunque indagando sulle immagini per individuare i responsabili, chi erano le persone che tenevano quello striscione. Ma per chiarezza, nemmeno il daspo di gruppo sarebbe applicabile. Ieri il Viminale ha diffuso una nota definendo «intollerabile» quanto accaduto sabato «perché ha coinvolto un gran numero di tifosi soggiogati dalla sottocultura di alcune curve. Servono risposte decise non riconducibili solo alla repressione ma soprattutto al lavoro di isolamento di violenti ed incivili ed alla netta rescissione di ogni rapporto con loro. E serve un impegno reale per la segmentazione delle curve prevista un anno fa dalla task force di Alfano». Il tema delle segmentazione delle curve è rimasto lì, sulla carta. La sensazione è che il Viminale spingerà forte perché la prossima stagione diventi concreta. E ieri sera al Processo del Lunedì, il presidente dell’Osservatorio Alberto Intini ha confermato: «Il problema delle curve va affrontato nel suo complesso e non solo per la parte terminale che è quella dei controlli».

fonte: cds
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