Senso della posizione, autorevolezza, disimpegno facile. Ivan Strinic, al debutto con la maglia del Napoli, non ha sorpreso chi già l’aveva visto all’opera con il Dnipro e con la nazionale croata. Piuttosto ha sorpreso il suo adattamento in una squadra nuova e la sua tenuta mentale nell’arco dei novanta minuti. Il croato non si è distratto un attimo da quelli che erano i suoi compiti (limitare le incursioni di Candreva), ha giocato con la semplicità dei grandi ed in alcune occasioni si è anche inserito in fase offensiva con i tempi giusti. Insomma, buona la prima anche se c’è bisogno di ulteriori verifiche e continuità nel rendimento. Con la Lazio, Strinic si è reso prezioso nel momento di massima emergenza nel ruolo: assente Ghoulam, squalificato Britos, ecco il mancino acquistato in tutta fretta e per giunta a parametro zero. Benitez non ha avuto dubbi a lanciarlo nella mischia. Lo conosceva. Aspettava solo le risposte dei test atletici per farlo debuttare. E Strinic, fermo da un mese e mezzo per una contusione toracica, le ha fornite proprio alla vigilia della sfida che valeva il terzo posto. Voleva giocare. Si sentiva pronto per fare la sua parte in una squadra vista all’opera prima dalla tribuna (a Cesena) e poi dalla panchina (con la Juve). Benitez s’era raccomandato alla vigilia: «Attento a non concedere troppo spazio alle incursioni di Candreva; occhio alle diagonali difensive; giocate semplici e razionali». Ma non ce n’era tanto bisogno. Il croato vanta oltre trenta presenze nella nazionale croata, 110 nel Dnipro, 64 nell’Hajduk, oltre a disporre di una spiccata intelligenza tattica. Così è stato necessario mettere in pratica l’esperienza accumulata in questi anni per superare a pieni voti il primo esame in maglia azzurra. Ma i suoi obiettivi personali vanno oltre. Se Strinic ha scelto Napoli, rifiutando le offerte del West Ham e di altri due club italiani (Inter e la stessa Lazio) è perché mira a giocare in Champions e a riagguantare la maglia della Croazia, dovuta mollare ai Mondiali in Brasile per infortunio muscolare e di recente per la contusione toracica. L’ultima convocazione di Strinic nella sua nazionale è stata in occasione dell’amichevole Argentina-Croazia del 14 novembre scorso a Londra e terminata con la vittoria (2-1) della Seleccion. In quella gara restò in panchina così come non scese in campo Higuain dall’altra parte. Ma quel giorno al Boleyn Ground di Londra erano presenti anche Riccardo Bigon e un altro dirigente del Napoli. In un primo momento si pensò che fossero andati per Perisic (che non era neanche in panchina). In realtà, avevano appuntamento con Tonci Martic, procuratore di Perisic ma anche di Strinic (e di Meunier). E fu lì, con l’ok di De Laurentiis e Benitez, venne lanciato l’affondo decisivo per il mancino di Spalato giunto a scadenza di contratto con il Dnipro.
CORSA CONTRO IL TEMPO. Offerto un triennale da un milione e quattrocentomila euro all’anno, più una serie di bonus. Presentato al calciatore un progetto tecnico interessante e lungimirante. E Strinic, spinto dal suo procuratore, non ebbe un attimo di esitazione ad accettare la proposta. Conosceva già Napoli e il Napoli. Da giovanissimo l’aveva affrontato in un’amichevole estiva giocata a Spalato e terminata con la vittoria dell’Hajduk. Poi, gliene aveva parlato Edy Reja. Infine, seguiva il campionato italiano con interesse prima di trasferirsi in Ucraina. L’unico problema erano i tempi anche per scacciare la concorrenza spietata alle spalle del calciatore. Bisognava fare in fretta per definire il contratto entro fine dicembre. E con il Napoli, si sa, di tempo ne passa sempre tanto per chiudere un’operazione di mercato. Ma con Strinic (e anche con Gabbiadini) la determinazione di De Laurentiis è stata repentina quanto decisiva. E così Benitez, in attesa di Ghoulam, ha a disposizione un altro mancino naturale su cui poter contare.
Fonte: Corriere dello Sport
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