Le visite mediche, l’ultima formalità. Ivan Strinic, come anticipato in esclusiva lo scorso 10 dicembre, è ormai un calciatore del Napoli. A 27 anni, nel pieno della maturità, è un rinforzo di spessore per la squadra di Rafa Benitez, che lo ha fortissimamente voluto. Dovrà ambientarsi subito, visto che avrà il compito di sostituire Faouzi Ghoulam, impegnato con l’Algeria in Coppa d’Africa, ma rappresenta anche una garanzia per il futuro. Sulla fascia sinistra sa fare praticamente tutto, anche se è particolarmente abile in fase difensiva. È forte di testa – è alto 186 centimetri – ma è efficace anche al tiro, un sinistro molto potente. Insomma, il profilo è quello di un giocatore di sicuro rendimento. Non un top player, ma un ottimo elemento. Il suo curriculum, del resto, parla da solo. La sua storia è quella di un ragazzo dell’Est che non ha avuto paura di mettersi in gioco, inseguendo un sogno chiamato serie A. Dall’altra sponda dell’Adriatico, d’altro canto, innamorarsi dell’Italia e del calcio italiano non è particolarmente difficile. Cresciuto nell’Hajduk, la squadra di Spalato, la sua città, è stato sin dall’inizio un gioiellino del settore giovanile del club croato. Insieme alla trafila in tutte le selezioni giovanili nazionali, dall’under 15 alla nazionale maggiore, ha vissuto giovanissimo, appena 18enne, un’avventura nella seconda squadra del Le Mans, in Francia. È tornato alla base, poi, e si è fatto le ossa in una squadra di seconda divisione dal nome impronunciabile, almeno in Italia: la Hrvatski dragovoljac. La svolta nel 2008: a 21 anni è finalmente pronto per giocare titolare nell’Hajduk. Una curiosità: a inizio luglio incrocia il Napoli in amichevole, allo stadio Poljud. Gli azzurri di Reja preparano l’Intertoto, gli spalatini il preliminare di Uefa. Vince l’Hajduk, 1-0, ma Strinic ritroverà ben presto il Napoli…e Reja. Il tecnico goriziano, infatti, un anno dopo diventa allenatore dei croati. E Strinic, da titolare part time, diventa uno dei perni dell’undici che manca di un soffio lo scudetto, beffato dalla Dinamo. Con Reja, tra l’altro, Strinic scopre il coraggio di osare. Si spinge in attacco sulle palle inattive, ma anche con i suoi sganciamenti, azzarda tiri, indovina colpi di testa. Segna quattro gol in campionato, debutta in Nazionale –Bilic lo chiama per il trittico di amichevoli di maggio contro Austria, Galles ed Estonia – e finisce sul taccuino di numerosi club europei. Fa prima di tutti il Dnipro che sta costruendo una squadra di vertice per il campionato ucraino. Il passaggio si concretizza nella pausa invernale, da quelle parti – del resto – l’anno sportivo comincia a marzo e si chiude a novembre. Sbarcato in un’altra città dal nome difficile – Dnipropetrovsk – Strinic diventa uno dei big della formazione che si inserisce a sorpresa nel duopolio Dinamo Kiev-Shaktar Donetsk. Nell’ottobre 2012 ritrova il Napoli – un segno del destino? – nella doppia sfida di Europa League. Gli va bene in casa (3-1), non così al San Paolo dove la squadra di Juande Ramos è costretta ad inchinarsi ad un marziano, Edinson Cavani, che segna tutti e quattro i gol azzurri nel 4-2 finale. L’ultimo anno è quello più tormentato. In Ucraina la situazione precipita, anche per questo Strinic decide di non rinnovare il contratto in scadenza il 31 dicembre. Gioca poco, ma continua ad allenarsi con grande impegno e professionalità, mantenendosi nel giro della Nazionale e guadagnandosi la chiamata di Bigon. A 27 anni, finalmente, il suo peregrinare alla periferia del grande calcio può dirsi concluso. E quel Napoli incrociato tante volte in carriera, ora è la sua squadra. Come poteva essere altrimenti?
Fonte: AlfredoPedulla.com
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