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Stratega Mazzarri e la difesa è un bunker

Con Campagnaro la difesa è impenetrabile

Famolo strano: e, in un pomeriggio prima cupo e poi aritmeticamente scintillante, c’è di tutto e l’esatto contrario su quella linea (immaginaria) che va da destra verso sinistra e sta a protezione di De Sanctis. Famolo stranissimo: e dopo aver cominciato a tre, come Mazzarri comanda, verificate le difficoltà personali e considerata l’esuberanza (numerica), via Gamberini e dentro Pandev, risistemandosi come spesso accaduto. Ma allora, cosa fare?

LA NOVITA’ – E pure stavolta va di lusso, come capitato a Marassi, come suggerisce – spesso – la consistenza assai relativa degli attacchi che il Napoli incrocia, frequentemente dotati di una sola punta (a Siena, Calaiò; con il Bologna, Gilardino) e dunque gratificati dalla concessione di una difesa a tre eccessiva, che concede sterile superiorità in prossimità della propria area di rigore e ne toglie dalla cintola in su. Sarà un caso e probabile (quasi certo) non lo è, qualcosa cambia, nello spirito, nella gestione del campo e degli spazi, soprattutto nella efficienza degli esterni, a modifica avvenuta: magari la scossa finisce per incidere anche dal punto di vista psicologico, ma seppure fosse l’inconscio sarebbe un’indicazione da valutare.
IL CODICE M – La storia professionale è però lì, rigorosa ed efficace, per quanto ribadisce la classifica: il menage a trois della retroguardia concede (in teoria) certezze consolidate negli anni, in quest’ultimo quadriennio effervescente. Ma è altrettanto indiscutibile che intervenire a lavori in corso e quando le energie altrui sono anche evaporate, finisce per modificare l’inerzia della gara.
L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE – In principio fu, per decreto tecnico, Campagnaro-Cannavaro-Britos: la triade difensiva investita del ruolo di titolarissimo e delle responsabilità più pressanti; alle spalle, Gamberini e Grava come alternativi dell’argentino, Fernandez con “vice”-capitano e Aronica-Uvini a far da sentinelle per l’uruguayano. Gli aggiornamenti successivi appartengono allo sviluppo d’una stagione: si fa male Britos ed entra Aronica, c’è l’Europa League e si provvede al turn-over, arriva la Lazio e va in scena la rivoluzione (con Gamberini, un destro naturale, ad esprimersi contronatura e da terzo di sinistra) e quando Campagnaro accusa un affaticamento, proprio in concomitanza con un raffreddamento del rinnovo, contro-ribaltone: Gamberini torna alle origini e Britos si riprende il posto.
LO CHOC – La terza vita o forse la quarta comincia a Siena, quando Paolo Cannavaro e Gianluca Grava diventano ombre e tormenti, un dolore scioccante da fronteggiare però tatticamente: Mazzarri riparte da Campagnaro (da quattro partite ormai in panchina), da Britos in funzione di antico “libero” e con Gamberini (ancora) a sinistra, un inedito assoluto, mai visto in precedenza, probabilmente la formula del futuro, in assenza del rinforzo che riequilbri organico e difesa. La novità è netta e sostanziale ma non definitiva, perché quando a Siena la tenebre ed uno 0-0 assai grigio stanno per inghiottire il Napoli, la svolta va in scena automaticamente: largo ad un attaccante e fuori un difensore, più o meno come si faceva negli anni passati. Poi 4-2-3-1: ed è tutta un’altra anima ed di nuovo un’altra storia.
HUGO – Raccontano le statistiche che il Napoli è riuscito a non subire reti soltanto sette volte e cinque di queste circostanze si sono verificate in trasferta; ribadiscono le curiosità, che emergono dai tabellini, che con Campagnaro in campo, per sei volte su sette, quella difesa è diventata impenetrabile; raccontano infine le caratteristiche dei singoli interpreti, che il più funzionale per rimodellare la retroguardia è proprio l’argentino con tanto di volo prenotato sulla Milano nerazzurra (a giugno prossimo), perché sa fare il centrale e sa fare (eventualmente) anche l’esterno, perché ha corsa secca, bruciante ed un senso di professionalità così elevato da preservarne l’applicazione e la concentrazione pure in regime di “separazione”. A tre o a quattro, il dilemma resiste.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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