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Storie Sudamericane – Ricardo Centurión, con il ghetto nell’animo: il Velez come ultima chance

Il secondo episodio di Storie Sudamericane, dedicato a Ricardo Centurion

Puoi togliere il ragazzo dal ghetto, non il ghetto dal ragazzo”.

(Zlatan Ibrahimovic)

In tanti nel mondo del calcio, ma anche in altri contesti, sono rimasti ciò che sono realmente senza filtri e con qualche eccesso di troppo, invece che adattarsi alle situazioni per ricevere un vantaggio nel futuro. Quella frase, quella sul ghetto presente nel libro di Ibrahimovic, incarna alla perfezione il personaggio di Ricardo Centurión. Perché di tipi strani e pazzi nel mondo del calcio ce ne sono tanti e ce ne saranno in futuro, ma Centurión è sempre stato un calciatore un po’ più particolare degli altri. Innanzitutto, quando si parla di lui non si può non pensare al fatto che abbia sprecato il suo talento compiendo bravate che farebbe un ragazzo del barrío. Il fatto è, che Centurión nel barrío ci è nato: precisamente in quello di Villa de Luján, un caseggiato alla periferia di Parque Avellaneda. E nel corso della sua vita si è portato dietro un carattere senza mezze misure, pieno di contraddizioni e allo stesso tempo fragile alle tentazioni.

El Wachiturro è cresciuto giocando nei campi dissestati, per soldi: ogni squadra lo ingaggiava perché era fortissimo, e non temeva i calci degli avversari. Si è contraddistinto spesso per i suoi cojones: dopotutto, ha perso il padre a cinque anni per un’esplosione della fabbrica illegale di fuochi d’artificio in cui lavorava. A crescerlo ci ha pensato la nonna Yaya, anche perché la madre di Centurión era impegnata a lavorare tutto il giorno come cameriera, per poi arrotondare in un laboratorio tessile. Insomma, una vita molto dura, che lo ha portato a essere inevitabilmente il Loco che è oggi.

E’ bene specificare che l’aggettivo Loco non è un luogo comune. Le vicende extra-campo che hanno accompagnato la carriera di Centurión sono molteplici. Come quando è passato dall’essere l’idolo indiscusso della tifoseria del San Paolo -dopo l’infelice esperienza a Genova- a nemico pubblico numero 1: complice soprattutto un incidente stradale a Buenos Aires commesso in uno stato di elevata ubriacatura. Oppure quando è riuscito a rovinare il rapporto con la sua squadra del cuore, il Racing Club, la scorsa stagione. Durante la partita contro il River Plate, in cui La Banda di Gallardo si trovava nel pieno del dominio del risultato (0-2) e del gioco, Coudet ha pensato che mandare in campo El Wachiturro sarebbe potuta essere una buona idea: “Mi mandi in campo solo per farmi insultare dal Monumental“. E’ stata la risposta di Centurión, e dopo uno scambio di parole -di certo, non si è trattato di complimenti e frasi gentili- ha spinto via il suo allenatore. Quell’episodio ha posto la parola fine alla sua avventura all’Academia, che sotto richiesta del tecnico lo ha messo fuori rosa. Il giocatore è poi scappato all’Atlético de San Luis in Messico, squadra affiliata all’Atletico Madrid. Con il meno famoso Atléti ha collezionato più sbronze che presenze.

Al momento, a 27 anni, nel pieno della maturità calcistica, gli si è presentata davanti un’altra occasione: il Velez Sarsfield. Una squadra particolare, allenata da Gabriel Heinze -il quale lo ha espressamente richiesto- che s’impegna a raggiungere la vittoria attraverso il bel gioco. Le straordinarie doti tecniche di Centurión potranno essere molto utili al Velez, se unite a uno stato mentale adatto a disputare una stagione ad alti livelli. La classifica della Superliga è molto corta, con il Velez quarto a -2 dall’Argentinos Juniors primo. Per El Wachiturro  si tratta dell’ennesima opportunità di fare la differenza in patria, forse l’ultima, per far parlare di sé come un giocatore di calcio famoso per i suoi dribbling, piuttosto che per le risse in discoteca -come quella con i capi ultras del Boca Juniors, durante l’esperienza a Buenos Aires-, le sbronze, o le fotografie con le armi.

Nico Bastone

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