Esta noche juega El Trinche. Era il messaggio che nella città di Rosario circolava quando la sera avrebbe dovuto giocare il Central Cordóba. Molto meno famoso rispetto al Rosario Central e al Newell’s Old Boys, ma la mistica che ha accompagnato questo club durante la sua storia è dovuta soprattutto a un calciatore in particolare, Tomás Carlovich. Di chiare origini croate, Carlovich è stato l’antidivo per eccellenza. Non gli sono mai piaciuti i riflettori. Voleva giocare a calcio e restare nel posto in cui è nato, il barrio 7 de Septiembre. E così che è rimasto per sempre nella sua Rosario, città in cui sono nati personalità del calibro di Lionel Messi, Ernesto Che Guevara, Marcelo Bielsa.
Quando si parla del calcio sudamericano degli anni ’70, è difficile distinguere la leggenda dalla realtà. Sopratutto quando si parla di un giocatore come El Trinche, un centrocampista centrale con la testa di un 10 di cui quasi non esistono immagini o filmati di quando ancora incantava gli argentini con le sue giocate. Si dice che ricevesse dei bonus in base ai tunnel effettuati durante una partita e che sia stato l’inventore del caño de ida y vuelta, il tunnel andata e ritorno. Le due presenze con il Rosario Central sono le uniche in Primera: casa sua era il Gabino Sosa, lo stadio del Central Cordóba, una squadra di Segunda, la Serie B.
La partita contro l’Argentina
All’alba del Mondiale del 1974, l’Albiceleste si trovava in pessime condizioni. Fu organizzata una partita tra la Nazionale e una selezione di calciatori di Rosario, tra cui figurava Mario Kempes. In quella selezione, c’erano cinque calciatori del Central, cinque del Newell’s, e Tomas Carlovich. L’unico intruso in quegli undici. Fu un massacro totale. Per l’Argentina, non per i rosarini: il primo tempo si concluse 3-0, con El Trinche assoluto protagonista del match. Tanto che l’allora commissario tecnico dell’Albiceleste, Vladislao Cap, chiese a Carlos Griguol e Juan Carlos Montes di togliere quel Volante che stava umiliando la sua squadra. Dopo circa 60′ di alto livello, costellati da dribbling, tunnel, assist e gol, Carlovich lasciò il campo. La partita finì poi 3-1, e il Clarín il giorno dopo titolò: “Carlovich, colui che ha distrutto la Selección”.
L’idolo di Maradona
Il giorno del suo approdo al Newell’s, Diego Armando Maradona, in risposta a un cronista, disse: “El Trinche Carlovich è stato il miglior giocatore argentino“. I due si sono incontrati per la prima volta durante l’arco di questa stagione, quando il Gimnasia ha fatto visita al Rosario Central per una partita di Superliga. Il Pibe de Oro gli ha regalato una maglia celebrativa e Carlovich, successivamente, ha orgogliosamente dichiarato: “Ho incontrato Maradona, quando accadrà, potrò morire in pace“.
El Trinche purtroppo è morto oggi, all’età di 74 anni. Viveva con semplicità nella sua Rosario, che non ha avuto mai intenzione di lasciare. Era amante della sua bicicletta, con il quale usciva spesso: due teppisti, nel tentativo di rubargliela, hanno causato la caduta al suolo e la botta alla testa è stata troppo forte. Oggi è arrivata la notizia che ha scosso l’Argentina, quella della sua morte dopo quattro giorni di coma. Si spera che sarà fatta giustizia per quello che è stato un mito del calcio sudamericano.
Nico Bastone
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