Con il mondo che sta vivendo una situazione delicata causa coronavirus, non è facile parlare di calcio. Anche perché, ogni giorno le partite che si giocano si contano sulle dita di una mano. Le Federazioni hanno deciso di fermare tutti i campionati e i vari Governi calcistici hanno deciso di sospendere le competizioni continentali. Sono tanti gli sportivi positivi al Covid-19: calciatori e gente che a questo sport ha dedicato la propria esistenza, e che oggi devono lottare per salvarsi la vita. Nei giorni scorsi è arrivata la notizia della positività di Hugo Gatti, ex portiere -tra le altre- di River Plate e Boca Juniors. Soprannominato El Loco, oggi ha 76 anni ed è ricoverato all’ospedale di Madrid. E’ opinionista per El Chiringuito, nota tv spagnola vicina al Real Madrid.
Gatti è stata -e probabilmente lo è ancora- un’icona del mondo Xeneizes. E’ sempre stato un tipo fuori dal normale: del resto, chi gioca sia per il River Plate, sia per il Boca Juniors, dev’esserlo per forza. In più, è entrato nel cuori dei tifosi del Boca quando, durante uno dei tanti Superclásico, ha spazzato con la scopa le lattine e le monetine che i tifosi Xeneizes gli lanciavano, con annessa ovazione degli stessi. Al River è andato a fare il secondo di Amedeo Carrizo, una leggenda dei Millonarios che è deceduto la settimana scorsa. Uno che è stato il portiere della Máquina, una squadra che è stata capace di vincere, negli anni ’40, quattro titoli nazionali in sei anni mostrando un gioco più che piacevole da guardare: lo stesso Eduardo Galeano l’ha paragonata all’Olanda del calcio totale. Tornando a Gatti, dopo aver giocato per il River, lo ha fatto per il Gimnasia La Plata e per l’Union Santa Fe: due squadre che gli hanno dato la possibilità di mostrare tutte le sue qualità, senza troppe pressioni. Grazie anche all’allenatore dell’Union, Juan Carlos Lorenzo.
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Il vero mito del Loco ha inizio al Boca Juniors, la squadra per cui ha sempre tifato da piccolo, con gioca le migliori partite della sua carriera. Come per esempio contro il Borussia Moenchegladbach, in finale di Coppa Intercontinentale nel 1977. Per capire meglio la psicologia di questo personaggio, basti pensare a un’amichevole che l’Argentina giocò a Kiev contro l’URSS. Un freddo glaciale, di quelli che ti entrano nelle ossa e te le paralizzano. Ecco, Gatti non ne risentiva affatto. Nella sua borraccia aveva messo della vodka e non l’acqua, come da lui stesso confermato: “Nella borraccia che ho sistemato dietro alla porta non ho messo acqua, ma vodka. Ogni tanto ne mandavo giù un sorso. E così sono sopravvissuto senza correre il rischio di morire assiderato”.
Insomma, si sta parlando di un’istituzione del calcio argentino per ciò che ha fatto in campo e fuori. Ieri è arrivato anche il messaggio di incoraggiamento di Diego Armando Maradona, suo ex compagno di squadra. Maradona, definito “ciccione” dallo stesso Gatti prima di una partita con l’Argentinos Juniors. Il risultato? Diego segnò quattro reti: una su rigore, una su punizione, una su calcio d’angolo e una con un tocco sotto il pallone dolcissimo. L’anno dopo venne acquistato dal Boca e vinse il Campionato Metropolitano nel 1981, prima di volare a Barcellona. Il resto è storia. Come lo è anche la carriera del Loco Gatti, che usò l’età come scusa per non andare al Mondiale del 1978, per non rendersi complice della dittatura di Jorge Videla, il quale torturava e ammazzava i dissidenti del suo regime mentre Mario Kempes portava l’Albiceleste sul tetto del mondo.
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Oggi Hugo Gatti è in buone condizioni, come dichiarato dal figlio Lucas ai microfoni del Clárin: “Aveva una forte polmonite, la situazione era seria ma ora sta meglio e sta rispondendo bene al trattamento“. A lui va l’augurio di una pronta guarigione da parte di tutta la redazione di IamNaples.it. A lui come a tutte le persone affette dal virus, ovviamente.
Nico Bastone
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