Derby. Ovvero quando due squadre della stessa città -ma anche della stessa regione- entrano in competizione per conquistare qualcosa. Spesso, anzi sempre, l’obiettivo principale è la gloria. La supremazia l’uno sull’altro. Il potere affermarsi dicendo “Sono io il più forte della città, comando io”. Sembra antipatico parlare di sport come se fosse una guerra. Ma questa è la realtà dei fatti. Ci sono stracittadine che hanno regalato dei momenti davvero particolari e fatto conoscere un’altra faccia dello sport, in questo caso del calcio. Ovvero il disprezzo, la tensione, la voglia di emergere e di sottomettere l’avversario. Sotto ogni punto di vista. Un esempio? La settimana scorsa, in Copa Libertadores, è andato in scena il primo derby gaúcho della storia della competizione: Gremio-Internacional. Entrambe rappresentano il meglio della città di Porto Alegre sotto il profilo calcistico. E manco a dirlo, si detestano.
Ci si aspettava un match spettacolare. C’era entusiasmo, anche perché la Copa Libertadores non era stata ancora fermata come invece lo è stato il calcio in Europa e nel resto del mondo. Tuttavia, è stato uno 0-0 tiratissimo e ricco di tensione. Già, la tensione: si poteva percepire, era nell’aria, potevi assorbirla e automaticamente faceva parte di te. Per i calciatori di entrambe le squadre, ogni decisione dell’arbitro Fernando Rapallini sembrava contro di loro. E non che la CONMEBOL abbia mandato lì un dilettante. Rapallini qualche Superclásico nella sua carriera l’ha arbitrato, ma quello che è successo dall’85’ in poi verrà ricordato per parecchio tempo.
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A trasformare la tensione di una normale partita di calcio, in odio tra due pugili che si affrontano sul ring, è un contrasto tra Moises dell’Internacional e Pepe del Gremio. Da quel momento, mani al collo e spintoni sono le cose più pulite che sono successe all’Arena do Grêmio. Sono subentrati anche tutti i membri delle rispettive panchine ed è diventata una caccia all’uomo totale. La terna arbitrale ha provato a dividere i calciatori in campo, ma è dovuta subentrare la polizia per calmare gli animi.
Di seguito, una parte della rissa:
In totale sono stati otto gli espulsi, quattro per parte: Gabriel Cossa, Luciano, Caio Henrique e Paulo Miranda per il Gremio; Edenilson (ex Udinese e Genoa), Moisés, Victor Cuesta e Bruno Praxedes dell’Internacional. La cosa curiosa, però, è che non si tratta della partita con più espulsi della storia della Copa Libertadores. Il primato appartiene a Boca Juniors-Sporting Cristal del 1971: i peruviani pareggiarono in casa del Boca per 2-2, dopo aver vinto 2-0 l’andata. Nel finale di partita si scatenò una mega rissa in cui volarono calci, pugni e colpi di kung fu. A quei tempi, in Sudamerica, era in vigore l’Edicto de Reuniones Deportivas, ovvero una legge che puniva gli atleti che non rispettavano i valori dello sport. E infatti, dopo la consueta doccia post-partita, i protagonisti della rissa vennero tutti arrestati, eccetto chi si trovava in ospedale. Gli interessati ritornarono in libertà il giorno dopo, ma solo grazie all’intervento dei presidenti dei due Paesi, ma ne pagarono le conseguenze in seguito alle decisioni della Giustizia Sportiva. Gre-Nal non è stata chiaramente allo stesso livello di Boca-Cristal del ’71, ma si fa fatica a trovare nel calcio moderno una partita in cui c’è stata così tanta violenza.
Nico Bastone
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