“Papy, yo quiero verte en la cancha”
Questa è la frase che il figlio di Fernando Gago ha detto a suo padre, come dichiarato dallo stesso dopo aver annunciato il ritiro dal calcio giocato e che l’ha convinto al ritorno in campo. Le persone per i loro cari affronterebbero l’impossibile. Figurarsi un padre per vedere il figlio sorridere o per realizzare un suo desiderio. I calciatori hanno la possibilità di fare -quasi- tutto. Quindi, l’idea di poter fare poco in una specifica situazione è senz’altro frustrante.
Nello specifico, Fernando Gago è perennemente infortunato da quindici anni. E’ possibile una cosa del genere? Certo. Ed è un peccato, perché El Pintita, pur non essendo Flash in mezzo al campo, ha avuto sin da giovanissimo una velocità di pensiero fuori dal normale. Il che lo ha reso un numero 5 di tutto rispetto, già dai tempi delle giovanili del Boca Juniors. Il Real Madrid, che un occhio di riguardo per quelli bravi ce l’ha sempre avuto, lo prese per circa ventisette milioni di euro, quando Gago aveva soltanto ventuno anni. Ed è proprio con la maglia Blanca che hanno inizio i problemi, che non l’hanno lasciato più. E’ da sottolineare, tuttavia, la perseveranza e la cocciutaggine di un uomo che è sempre andato contro il destino. Il suo destino. Sì, perché subire tre rotture del tendine d’achille e una del legamento crociato del ginocchio destro e poi avere non solo il coraggio, ma la forza e l’impegno di riprovare, riprovare e riprovare a tornare in campo non è per tutti. Sarebbe bastato, semplicemente, lasciare il calcio dopo un paio di questi infortuni gravi e andare a fare l’assistente di qualche amico allenatore. Nessuno gli avrebbe potuto dire nulla. Perché è lecito pensare, almeno per un attimo, di mollare per i troppi problemi fisici. Ed è lecito anche mettere in atto il tutto.
El Pintita, invece, ha dichiarato l’addio al calcio, preso dal dolore -sia fisico sia morale- dopo la finale di Copa Libertadores persa con la maglia del Boca Juniors contro il River Plate. Una sfida stregata per Gago, quella contro Los Millonarios, che si è infortunato tre volte su tre al tendine d’achille nel Superclásico. L’ultima volta, tra l’altro, al Santiago Bernabeu contro gli avversari di sempre. Il colpo è stato duro da digerire, ma le parole di Mateo, suo figlio, gli hanno permesso di trovare l’animo di riprovare ancora una volta a tornare: “Papy, yo quiero verte en la cancha, cuando vas a volver? Por favor papy!“. E così, Gago ha approfittato della chiamata del suo amico Gabriel Heinze, oggi allenatore del Velez Sarfield -che ha acquistato Ricardo Centurion-, per tornare a giocare a calcio.
E qui si ritorna al discorso di prima: come si può dire di no al proprio figlio? Ma la malasuerte ha colpito ancora, perché non ha mai guardato in faccia a nessuno e non lo farà mai,proprio nel momento in cui Gago si era rialzato. Nella partita contro l’Aldosivi, durante un contrasto con Becker, ha subito un infortunio al legamento crociato sinistro. Nonostante ciò, la sua caparbietà legata probabilmente a più di un pizzico di follia gli ha detto di correre a recuperare il pallone che aveva perso. Quasi non accettando il destino di essersi infortunato, un’altra volta. Non è stata resa ancora alcuna notizia ufficiale riguardo il futuro, ma il lieto fine a questa storia non c’è stato. E’ iniziata in modo drammatico anni fa, e probabilmente si concluderà allo stesso identico modo. Peccato, perché la costanza di rialzarsi ogni volta dopo esser caduto parecchie volte meriterebbe un riconoscimento migliore dalla dea bendata.
Nico Bastone
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