Sono tanti i calciatori che non si sono affermati ad alti livelli, pur avendo tutte le qualità possibili per sfondare. In Sudamerica, poi, ancora di più. Perché il misticismo che si viene a creare attorno a dei ragazzi giovani, che spesso compiono scelte sbagliate per la propria carriera, è molto alto. Nello specifico, il rimpianto più grande degli ultimi dieci anni di calcio sudamericano è Jonathan Calleri. Storie Sudamericane quest’oggi si sofferma sulla sua storia e su quella di una società calcistica off-shore, il Deportivo Maldonado.
Calleri, premesse da top player
Jonathan Calleri si è presentato al calcio quando vestiva la maglia del Boca Juniors, verso i 21 anni. Dopo un inizio buono ma non eccelso, l’argentino si è imposto come uno dei migliori talenti del continente sudamericano. Un campionato e una coppa nazionale con gli Xeneizes gli hanno permesso di raggiungere un ottimo livello di maturazione a soli 22 anni. In patria è stato addirittura paragonato a Gonzalo Higuain. Ma nella carriera di Calleri c’è un momento in cui tutto il mondo si è fermato ad ammirare una sua giocata, per certi versi pazzesca. Un colpo di genio. Persino Diego Armando Maradona, uno che alla Bombonera -ma non solo- rispettano e non poco. E’ un gol di rabona, durante una partita che il Boca giocò contro il Quilmes. Calleri provò prima a servire Tevez, non riuscendoci tentò il colpaccio. Il resto è reso storia dai molteplici ‘Cantalo‘ del telecronista e dal ‘Nooo‘ del commentatore tecnico.
Il Deportivo Maldonado sulla strada di Calleri
Le cose per Calleri andavano a gonfie vele, si parlava addirittura di un suo approdo all’Inter. Ma mai fare progetti nella vita, perché il 90% delle volte sono destinati a saltare. Sulla strada dell’argentino piomba il Deportivo Maldonado, il club più controverso al mondo. Viene sostanzialmente utilizzato come società ‘B‘ per effettuare un trasferimento da una società ‘A‘ ad una società ‘C‘. In che modo? Con le Third Party Ownership, ovvero con le terze parti che operano nel mondo del calcio. Queste TPO sono dei fondi di investimento, delle società comandate da super-agenti (es. Mendes con Doyen, Kia con la MSI) che acquisiscono parte o interamente il cartellino di un calciatore e finanziano operazioni di mercato.
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Come operano le TPO e il caso Tevez-Mascherano
Queste ‘terze parti’ individuano dei club in difficoltà, e in Sudamerica ce ne sono parecchi, li rimettono in sesto economicamente e poi ne fanno quello che vogliono. Uno dei primi esempi fu il Corinthians, club proprietario di Carlos Tevez e Javier Mascherano nel 2006, che accettò il finanziamento da parte della MSI di Kia Joorabchian, in cambio dell’acquisizione del cartellino dei due giocatori da parte della società dell’agente. I due andarono poi al West Ham: alla Federcalcio inglese non piacque questo gioco di prestigio tra continenti e gli Hammers ricevettero 8 milioni di euro di multa.
I giocatori passati in Uruguay
Sono tante le operazioni di mercato che il Deportivo Maldonado ha mandato avanti negli ultimi anni. Un esempio è Allan, ex centrocampista del Napoli. Il brasiliano arrivò in Uruguay, ma venne subito ceduto in prestito al Vasco Da Gama e poi al Granada a titolo definitivo, il che generò una plusvalenza di circa 2 milioni di euro. Altri nomi importanti sono quelli di Estigarribia, ex Juventus, che ancora oggi vaga per il mondo in prestito. Ma anche Rulli, Alex Sandro, Willian José, i già citati Tevez e Mascherano. Insomma, la FIFA non è ancora riuscita -o forse non vuole riuscirci?- a fermare questo gioco delle tre carte. Una cosa del genere è capitata anche a Higuain, che dal River Plate passò al Real Madrid con il 50% del cartellino che apparteneva al Locarno.
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Che fine ha fatto Calleri?
Insomma, un modo per dribblare la legge il Deportivo Maldonado e i suoi simili come quelli del Locarno, lo trovano sempre: compravendita di giocatori tramite fondi d’investimento, procuratori sportivi proprietari di una percentuale del cartellino. Il Deportivo per acquistare Calleri versò 11 milioni di euro al Boca Juniors. Una cifra spropositata per un club anonimo, che sale e scende dalla seconda e dalla massima serie uruguagia. Da quel momento, di quel fenomeno visto con la maglia Xeneizes nemmeno l’ombra. Oggi ha 27 anni ed è alla sua sesta esperienza in prestito. Capocannoniere al San Paolo in Copa Libertadores nel 2016, nove gol in Liga rispettivamente con Las Palmas e Alaves e nulla di più. In questi giorni è stato prelevato dall’Osasuna, sempre in prestito. Secondo i dati Transfermarkt, i soli prestiti al San Paolo e al West Ham hanno fruttato un totale di 5,7 milioni di euro, con i brasiliani che hanno speso un milione per averlo a disposizione per sei mesi. Non sono note, invece, le cifre pagate da Las Palmas, Alaves, Espanyol e Osasuna. Insomma, dietro la carriera dell’attaccante argentino e di tanti altri giocatori c’è tanto altro: un mondo che la FIFA e le altre Federazioni non hanno ancora sconfitto.
A cura di Nico Bastone
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