Colpo di scena. Stop alla Coppa America nelle acque di Napoli. Si dovesse decidere oggi, i catamarani volanti che hanno attirato sul lungomare un milione di appassionati e curiosi, rimarrebbero un ricordo. Le regate sono in bilico visto il fitto carteggio che vede protagonisti gli americani dell’Acea, guidati dal manager Richard Worth e gli organizzatori napoletani. In una lettera spedita all’Acn, nella sostanza a Comune, Regione e Provincia e al socio privato, gli industriali, l’Acea cambia lo scenario che si era prefigurato finora: partendo dalla richiesta della fidejussione da un milione di euro per le gare del 2013, fissato una nuova data per le regate: aprile e non più maggio. Questione economica ma anche di scadenze, sulla quale però regione e Comune hanno ora parto una nuova trattativa per cercare di approdare a un’intesa. Un ostacolo non previsto del quale si è discusso in una riunione notturna 72 ore fa. Tutto perduto? La trattativa resta aperta. Sul tavolo c’è una fitta corrispondenza, dove il tema finanziario è il piatto forte, senza trascurare la questione delle date, comunque dirimente.
Procediamo con ordine. Le regate tenutesi ad aprile sono state liquidate, il milione investito da Regione e Comune (700mila euro l’ente di Santa Lucia, 300mila Palazzo San Giacomo) è stato incassato. Ora si tratta di garantire l’altro milione per il 2013 con il Comune che deve versare 700mila euro e la Regione 300mila. Non ci sono problemi per questi due enti. Allora perché lo stop? La grana più seria è rappresentata dalla Provincia, che ha garantito 3 milioni con una delibera firmata dal presidente Luigi Cesaro, soldi da erogare al termine della seconda tranche di regate. Atteso che la Provincia va verso lo scioglimento il presidente è ancora materialmente e amministrativamente in grado di mantenere l’impegno? L’ente di Piazza Matteotti è il principale sponsor economico del contratto. Il peso che ha nella vicenda è determinante. Chiarita la lettura della querelle, diciamo così, dalla parte degli americani, il punto di vista dell’Acn è altrettanto concreto. I soldi devono essere garantiti al termine delle regate 2013 non prima dunque perché battere cassa ora? E lo spostamento della data, è un problema notevole considerando contratti e partnership già avviati per il periodo che era stata prefissato, dove Napoli anche climaticamente si presenta con il suo volto migliore. Si rischiano di perdere preziosi sponsor. Trapela, al riguardo, che l’Acea vorrebbe cassare le regate veneziane, appunto in aprile e sostituirle con quelle di Napoli che resterebbe sempre l’ultima tappa del circuito europeo prima della Louis Vuitton Cup di San Francisco che si tiene a partire dal 4 luglio. Esattamente il calcolo opposto fatto dagli organizzatori napoletani che scelsero all’epoca maggio certo per il clima, ma soprattutto perché Napoli avrebbe passato il testimone alla capitale della vela degli Stati Uniti dove 30 giorni dopo si svolgeranno le gare tra gli sfidanti del detentore (mentre la finalissima si svolgerà a settembre).
Sembra una situazione critica ma in realtà le cose non stanno così. Le trattative per recuperare, da entrambi i fronti, sono partite. Cancellare la tappa europea dell’America’s Cup più affascinante degli ultimi anni, appunto Napoli, non conviene a nessuno. Il problema soldi, preoccupa, tuttavia, al pari della data che gli americani vogliono cambiare. Formalmente è braccio di ferro, nella sostanza si sta ricalcolando tutto e una possibile soluzione dei problemi potrebbe trovarsi, come sempre, in una via mediana. L’America’s Cup a Napoli – come rilevato da uno studio della Deloitte – è stato un affare: a fronte di investimenti per 12 milioni c’è stato un rientro di 36, senza considerare per Napoli un ritorno di immagine di proporzioni incalcolabili. La città con le regate mandate in mondovisione si è scrollata di dosso il peso dell’equazione Napoli uguale crisi dei rifiuti. Per l’Acea – invece – uno sport considerato a torto o a ragione d’elite, grazie alla passione dei napoletani che hanno assistito alle regate in massa anche sotto la pioggia battente, la Coppa America si è trasformata in uno sport di interesse popolare.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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