Chiamatelo avvocato, ma non fatelo passare per una mosca bianca. Anche se è già pronto ad andare oltre la laurea in Giurisprudenza e a maggio si prepara a fare due tipi di festa: «La prima, per la salvezza della mia Atalanta. La seconda perché in quei giorni saprò se ho superato l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione». Guglielmo Stendardo ora gioca nell’Atalanta e domenica guiderà la difesa degli orobici al San Paolo.
Stendardo, sarà una giornata particolare?
«Lo è sempre quando affronto il Napoli: è una gara per me piena zeppa di motivazioni, di buone ragioni per far bella figura. Sono napoletano, cresciuto nelle giovanili azzurre, col Napoli una domenica di maggio del 1998 ho messo piede per la prima volta in serie A».
Che Napoli pensate di trovare?
«Un leone ferito. Quindi pericolosissimo. Infatti, non abbiamo preso bene la loro sconfitta col Chievo. Tra di noi ci siamo già detti: ”Sai ora come li troviamo arrabbiati”».
Preoccupati?
«Vorrei ben vedere? Affrontiamo la seconda forza del campionato, una squadra che ha perso l’imbattibilità nel 2013 solo sette giorni fa, la squadra che è stata l’anti-Juve per 28 giornate di campionato. Sarò una trasferta molto difficile e l’affronteremo con le motivazioni giuste. Perché di venir lì a recitare la parte dell’agnello sacrificale non ne abbiamo nessuna voglia».
Però in coda la situazione si sta delineando.
«Il successo del Siena mette ancora tutto in discussione. A noi servono ancora sette punti: a 40 tireremo un sospiro di sollievo. Ma con un campionato dove la vittoria vale tre punti, tutto è ancora molto confuso».
Anche nei giochi per lo scudetto?
«Forse sì. Ma se il Napoli arrivasse secondo sarebbe un risultato positivo. Significa mettersi alle spalle Milan, Fiorentina, Inter e Lazio. La frenata è un fatto fisiologico. Il calo può starci, è umano. Ma non credo che sia una squadra in crisi».
Incrocerà Cavani. Non segna da un mese e mezzo?
«Un altro guaio per noi. Prima o poi si sbloccherà, perché uno come lui un giorno prende la traversa, un altro sbaglia un rigore ma poi il gol lo fa. Perché è un campione unico».
Però un po’ giù di tono?
«Solo perché non segna? Ma l’ho visto in azione: non si ferma mai, non si concede pause. Da marcare non c’è attaccante peggiore di lui perché non dà mai punti di riferimento: mentre è a mezzo metro da te magari è già rientrato sulla trequarti».
Le incertezze sul futuro di Mazzarri possono avere un peso sul rendimento della squadra?
«Non credo. Conosco molti degli azzurri, sono dei professionisti autentici. E poi credo che è normale porsi degli interrogativi, mettersi in discussione».
La sua famiglia, con Mariano che gioca col Treviso, da sempre ha il Napoli nel cuore. Domenica che faranno?
«Faranno il tifo per me e per l’Atalanta. Poi però se dovessero vincere gli azzurri non se ne andrebbero tristi dallo stadio».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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