Dov’eravamo rimasti? Il calcio del Terzo Millennio è un frullatore che demolisce persino i ricordi, ma fuori da quel tunnel, ora ch’è tornata la luce del san Paolo, si sta di un bene: Napoli-Udinese, che notte quella notte, quando il passato viene strappato dagli archivi e di quel digiuno durato un anno resta il solito lampo d’uno scugnizzo irresistibile. Napoli-Lazio è un’altra storia, certo: però l’onda lunga d’un affetto specialissimo non evapora d’incanto e in questa serata intrisa d’amarcord, il pocho che va incontro al suo primo maestro italiano è il testimonial d’una città perdutamente innamorata del suo eroe, lo spot dell’allegria ritrovata a suon di gol, uno all’Udinese e poi uno alla Bolivia, per cancellare qualsiasi perplessità.
ATTENTO, EDY – Il Lavezzi day è un’abitudine, la regola fissa d’ogni appuntamento al san Paolo, perché dentro ogni pallone si nascondono (possibili) diavolerie, perché non c’è calcio senza fantasia: Napoli-Lazio è ormai sull’uscio della Fuorigrotta in delirio e il «santino» che passa di mano in mano è l’istantanea di quel marmocchio che cento ne fa e altrettanto ne pensa, un mattacchione impunito che un bel giorno, per sorridere un po’, mentre Reja gli suggeriva da bordo campo quale diagonale andare a tagliare, smise di bere e l’innaffiò dalla boraccia.
E’ RINATO – Il quinto Lavezzi in salsa partenopea è risorto a modo suo, prendendo a sculacciate le statistiche, segnando alla prima – a Cesena – e poi scarbocchiando su quella statistica indigesta, un anno senza reti al san Paolo, con l’Udinese, il primo graffio d’un 2-0 rassicurante, la prova provata che al Napoli piacciono le grandi, e al pocho pure, «reo» confesso sui vizi pubblici da rimuovere in fretta: «Sono un attaccante e so che devo segnare di più. Ci provo. Ma ricordo che sono contento anche quando concedo qualche assist».
TATTOO – Si gioca, finalmente, e in un San Paolo da brividi Napoli-Lazio è un po’ (anche) Lavezzi-Cissè, genietti indiscutibilmente sregolati, divi da gossip, da garage spaziali per la Ferrari del pocho, da tatuaggi sparsi qua e là da perderci non solo la testa ma pure il conto e sommergendone il corpo, tra una pistola e il nome di Thomas, la stella dei venti dedicata a Janina e altre scelte di cuore impresse nella pelle in quaranta (?) o persino cinquanta (?) disegnini scelti mai per caso.
E POI IL MANCIO – Le quattro giornate di Napoli, per cominciare: ma prima di intrufolarsi in questa prova del nove che dura un mesetto o giù di lì, ci sono la Lazio stasera e il Manchester City martedì, e c’è un Lavezzi per Edy Reja – il tecnico che l’ha introdotto in Italia – e poi ce n’è un altro per Roberto Mancini, l’allenatore che più d’ogni altro l’ha inseguito di recente. Occhio al pocho….
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro