Qualche anima pia li rimetta al loro posto, e faccia pure presto. Anzi, bisognerebbe appenderne di più, molti di più. Perché il Napoli al San Paolo non riesce più a vincere (almeno in campionato) né al cospetto e tanto meno a dispetto dei santi. In un’Italia ormai fondata sulla mobilità, anche i santini sono stati trasferiti (nello spogliatoio), rimossi, chissà perché, dallo loro sede naturale, quella lungo le scale di accesso al campo. La cosa dovrebbe risalire più o meno alla metà di gennaio o giù di lì, forse prima del pareggio col Bologna, prima di quello col Cesena senza meno. Insomma, a conti fatti, la vittoria a Fuorigrotta (in campionato) manca dal “luculliano” Napoli-Genoa, 6 a 1, del 21 dicembre. Calcisticamente parlando un’eternità. Anche se, bisogna dire ad onor del vero, che sono arrivati i successi di Coppa Italia a spese di Cesena e Inter.
GLI APPELLI – E’ storia recente: le cose non girano per il verso giusto soprattutto in campionato, dove si registrano cali fisici, di tensione o entrambi, e s’infoltisce il gruppo di quelli che chiedono l’aiuto del pubblico. Che unito a quello dei santi tornati alla loro sede naturale (probabilmente già da stasera), potrebbe spezzare questa sorta di piccola maledizione, un blocco (ci si auspica temporaneo) che risale all’anno scorso. I vari Cannavaro, Maggio e non solo, chiedono a gran voce il sostegno del pubblico, quello che in effetti non è mai mancato, ma che s’è effettivamente affievolito dopo le ultime deficitarie esibizioni della squadra. Il momento è delicato: è vero che il Napoli è andato al di là delle previsioni in Champions, è ancora in corsa per la finale di Coppa Italia, non è del tutto estromesso dal podio in Campionato, ma è anche vero che gli azzurri adesso fanno fatica, soprattutto con le cosiddette “piccole”, e ora anche in casa. Quella che è stata una roccaforte inespugnabile per lunghissimi periodi, una specie di monito alle ambizioni altrui, di qualsiasi origine o provenienza. Insomma un punto fermo per far tanti punti.
A RITROSO – E andando ancora più a ritroso, se consideriamo che l’abboffata col Genoa era in effetti un recupero, si deve per forza di cose risalire a tre giorni prima, a quel malaugurato 18 dicembre con la Roma sugli scudi al cospetto di decine di migliaia di sciarpe azzurre. Quello però era un Napoli diverso, in quel caso nessuno vide la sconfitta come tale, perché subita da una compagine estremamente reattiva. Ed ancora: per risalire al penultimo Napoli vittorioso nella sua tana bisogna tornare al Napoli-Lecce (4-2) del 4 dicembre.
L’ANTIDOTO – Di sicuro trainer, staff e gli stessi giocatori sono alla ricerca degli anticorpi giusti. Perché in questo momento di prolungate scalogne e piccoli sortilegi, potrebbero non bastare gli scongiuri, il sostegno del pubblico e l’intercessione dei santi. Vero è pure che ci si mettono i pali, i gol annullati (vedi Pandev col Cesena ), gli assedi a vuoto e le tante occasioni sciupate da un Napoli spesso in affanno e pasticcione. Che dovrebbe però trovare l’antidoto anzitutto in se stesso, provare a ribaltare la situazione in primis con le proprie forze (aiutati che Dio t’aiuta…). In poche parole ritrovare la strada di casa già con lo spauracchio Chievo. Possibilmente già da stasera:”hic et nunc”.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.