Il legale del Napoli Mattia Grassani è intervenuto ai microfoni della ‘Domenica Sportiva‘ per chiarire la posizione del club dopo la mancata partenza per Torino al fine di disputare la gara contro la Juventus: “Il Napoli non è partito perché semplicemente a differenza di altri casi e di altre società, quando ha terminato l’allenamento di sabato pomeriggio, ha ricevuto in rapida successione una comunicazione del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL 1 di Napoli e dell’ASL 2 di Napoli e alle 18.25 quando il Napoli era in pullman da Castel Volturno pronto a dirigersi all’aeroporto, è arrivato anche un provvedimento del capo di gabinetto della Regione Campania che vietava la partenza. Il Napoli era di fronte ad un bivio: o trasgredire due provvedimenti dell’entità locale, unica a gestire i casi Covid e un provvedimento del Governatore della Regione Campania, o rimanere a casa per rispettare le leggi dello Stato, i protocolli e la circolare del 18 giugno e non giocare una gara di calcio e rischiare anche problemi penali. In questa situazione hanno optato per il rispetto di protocolli chiarissimi che ritenevano non sussistenti le condizioni per partire da Napoli verso Torino, indipendentemente dal fatto che l’areo fosse privato o meno. Sarebbe stato diverso in caso di una gara casalinga, credo che la scelta sia stata di grande responsabilità e l’incontro di domani tra il ministro Spadafora e Dal Pino possa chiarire questo problema“.
Perché le altre Asl non sono intervenute in altre squadre?
“Non lo sappiamo cosa hanno fatto altre ASL, dobbiamo capire se erano gare in trasferta o casalinghe. Non è un diritto di una società giocare in deroga per spostarsi da una regione all’altra ma è facoltà dell’ente locale di concedere o meno questa deroga. Nel momento in cui questa deroga non viene concessa e viene messo per iscritto ieri due volte dall’entità locale e una governativa e oggi ribadita dalle autorità sanitarie, il Napoli ha in mano cinque comunicazioni che dicono che mancano le condizioni per affrontare questa trasferta“.
Farete ricorso in caso di 3-0 a tavolino?
“Questa vicenda che non ha segnato una bella pagina di sport: il Napoli ha chiesto semplicemente un rinvio, non voleva non giocare la partita, perché aveva 20 persone che erano in una quarantena attenuata alle quali era stato dato il divieto di spostarsi. Il 3-0 a tavolino è da verificare, perché non basta non presentarsi ad una gara per la vittoria a tavolino. Se ci sono comprovate questioni oggettive, e in questo caso la legge dello Stato prevale sui regolamenti sportivi, noi riteniamo che anche in sede di Giudice Sportivo, quando nei prossimi giorni verranno valutati i rapporti di gara, i documenti che il Napoli ha prodotto e le richieste di rinvio documentate, si possa procedere al rinvio della gara in un momento successivo. Se dovesse arrivare il 3-0 a tavolino, il Napoli non accetterà in alcun modo questo provvedimento che riterrebbe offensivo nel comportamento pienamente ligio dei propri tesserati e ricorrerà sia alla Corte sportiva d’appello e al Coni per stabilire la verità in cui una partita di pallone non può venire prima della salute di centinaia di persone“.
Agnelli ha detto che l’ASL interviene in occasione di inosservanza del protocollo. Siete venuti meno in qualcosa?
“L’ASL è intervenuta quando il direttore sanitario del Napoli ha comunicato la positività di Zielinski e di un collaboratore di Gattuso. A seguito di questa denuncia si è messa in moto la macchina del protocollo COVID che si ispira alla circolare di giugno e rispetto alla quale mai al Napoli è stato contestato qualche inosservanza nella gestione di questa positività“.
Sul messaggio di ADL ad Agnelli?
“Non so se questo sia effettivamente avvenuto. Il Napoli a metà pomeriggio era in pullman per partire per Torino, non vi erano problematiche di alcun tipo sarebbe andato tranquillamente a disputare la partita, sono state queste comunicazioni a bloccare il Napoli. Il Napoli si è attenuto alle prescrizioni di un’entità locale e per questo non ci sono gli estremi di una sconfitta a tavolino“.
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