Come riporta l’edizione odierna di Repubblica, stadio nuovo, vita nuova. Indietro non si torna e pazienza se c’è un inatteso supplemento di prezzo da pagare, dopo il restyling da 25 milioni dell’estate scorsa per le Universiadi. Il San Paolo è diventato infatti anche silenzioso, oltre che accogliente e pulito. Ma ha smesso soprattutto di essere l’uomo in più del Napoli, che in campionato non fa festa con i suoi tifosi dal lontano 19 ottobre ed è reduce da tre ko di fila: una striscia negativa che mancava da vent’anni.
Stasera arriva la Fiorentina e la squadra di Gattuso avrà un’altra occasione per sfatare il tabù. «Contano solo i tre punti». Intanto però il club azzurro – e in misura maggiore la città – stanno vincendo una partita ancora più importante: quella per la legalità, che adesso regna sovrana nell’impianto di Fuorigrotta. Al San Paolo non vola una mosca da fine ottobre e fanno notizia i 25 mila paganti previsti per stasera, con i gruppi organizzati che continuano a disertare le curve per protesta: non sentendosi più liberi di tifare a modo loro.
Nessuna deroga è infatti consentita al rispetto (certosino, dopo la ristrutturazione) del regolamento d’uso dello stadio, per la ferrea supervisione della Questura. Nulla sfugge alle telecamere con riconoscimento facciale a disposizione delle forze dell’ordine, che hanno ripristinato a suon di Daspo (59, finora) la legalità. Non c’è scampo per chi scavalca, sale sulle balaustre, occupa le vie di fuga, litiga con gli steward o pretende di sedersi in un posto diverso dal suo, sfrattando il legittimo “titolare”. Come al cinema o al teatro.
Il Napoli è d’accordissimo e se non lo fosse cambierebbe poco, dato che il Codice Etico imposto due anni fa dalla Figc ai presidenti di Serie A prevede che i club abbiano un ruolo attivo in materia di sicurezza. Non solo di supporto. Anche il Napoli può infliggere il Daspo agli ospiti indesiderati e una volta si è avvalso di questa facoltà, per punire l’aggressione di uno steward. Ma è soprattutto la Questura a imporre il rispetto del regolamento del San Paolo (scritto dal Gos, organo di cui fanno parte Polizia, Carabinieri, Asl, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza e il Comune, proprietario dello stadio).
Vane le proteste degli ultrà, molti dei quali abbonati, che si sono rivolti a un legale e reclamano aree ad hoc, per lanciare i cori, vedere le partite in piedi e in gruppo. «Sì al dialogo e al buonsenso, no alle eccezioni», è stata l’inevitabile risposta delle forze dell’ordine, che i gruppi organizzati ritengono però insoddisfacente. È stato respinto il tentativo di mediazione dell’amministrazione comunale.
Il San Paolo è diventato uno stadio ultrasicuro anche grazie ai posti numerati nei settori popolari. De Laurentiis ci rimette un po’ di soldi in incassi, ma intanto si è attivato per mettere a disposizione della squadra un altro “uomo in più”. Lo stadio della legalità – azzerate in pochi mesi le multe – fa infatti gola alle famiglie e nella nuova “Tribuna Young” ci saranno 2000 ragazzi delle scuole calcio cittadine già con la Fiorentina. Il braccio di ferro continua, dunque, con i gruppi organizzati ancora assenti per protesta. Ma il club azzurro è fermo sulla sua linea. «Siamo per il rispetto delle leggi e abbiamo ascoltato la richiesta di sicurezza della maggioranza dei nostri tifosi – chiarisce il dirigente Alessandro Formisano – Non c’è alcuna volontà persecutoria e auspichiamo il ritorno di tutti, purché le regole della convivenza civile vengano sempre rispettate». Indietro non si torna, insomma. La posta in palio vale più di tre punti. Napoli vuole importare in Italia il modello inglese.
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