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Squadra dinamica, così gli azzurri hanno disorientato il Bologna

Ci sono due aspetti della prestazione del Napoli che mi hanno particolarmente colpito. La prima è la capacità di liberare e occupare spazi di gioco senza soluzione di continuità, la seconda quella di cercare il recupero immediato una volta persa palla.
Sono due aspetti che hanno lo stesso pre-requisito: il dinamismo. Per poter conquistare campo senza risultare prevedibili (specialmente contro squadre predisposte alla difesa come il Bologna) occorre cambiare spesso posizione e togliere punti di riferimento all’avversario. È una questione di spazi e tempi di gioco. Nel Napoli c’è questa disponbilità a partire dai 4 giocatori d’attacco, quelli che solitamente fanno più fatica a mettersi al servizio degli altri.
Tutte le azioni d’attacco che vedremo nei minuti successivi si svolgono su questo canovaccio. Il possesso palla è alimentato da tutti i giocatori, da tutti i reparti, da molti passaggi veloci facilitati dalle tante opzioni di scelta offerte al portatore di palla. Anche l’azione che, dopo circa mezz’ora di dominio tecnico-tattico, porta in vantaggio il Napoli è frutto di questa generosità collettiva. Da quando Zuniga supera la metà campo a quando Callejon si esibisce nel tap-in vincente passano trenta secondi di calcio vero dove la palla viaggia da un azzurro all’altro con naturalezza, con velocità, con intelligenza. Come nell’azione di apertura, anche in questo caso è Pandev col suo sinistro a cambiare gioco verso destra premiando l’allargamento di Hamsik. Nel frattempo Higuain si sposta a destra. Nel buco centrale taglia repentino Callejon, bravo anche a rientrare dal fuorigioco al momento del tiro in porta dello slovacco.
Lo stesso pre-requisito, la disponibilità di corsa, è necessaria nella fase di transizione. Il Bologna non è mai riuscito a ripartire ingabbiato dal pressing immediato dei giocatori azzurri nella zona della palla persa. Duplici gli obiettivi di questo sacrificio iniziale richiesto a tutti i giocatori indistintamente: se possibile recuperare la palla per poi predisporsi al contro-break o, almeno, rallentare l’uscita avversaria e consentire alla squadra di riposizionarsi compatta sotto la linea della palla.
In una gara scintillante dal punto di vista delle soluzioni offensive è più difficile richiamare alla mente le azioni di pressing, ma questa è stata una delle armi essenziali per dare ritmo e continuità al gioco e disorientare l’avversario. E una delle qualità che negli ultimi due anni ha permesso alla Juve di segnare un solco con le inseguitrici.
Il gol del 2-0 è frutto proprio di questo atteggiamento costruito nel ritiro di Dimaro dove certi lavori evidentemente hanno avuto effetti immediati. La dinamica dell’azione ricalca infatti in maniera impressionate un’esercitazione che vidi il giorno che andai a trovare Benitez e il suo staff in Trentino. Si trattava di un lavoro su 2 quadrati dove 4 giocatori dovevano liberarsi con passaggi veloci dal pressing di un avversario e, evitando altri 2 avversari posti a copertura, pescare un compagno posto nell’altro quadrato. Proprio quello che è avvenuto al 46′ del primo tempo. Callejon, ripiegato in difesa, recupera la palla. Si crea subito un quadrato coi due mediani e Hamsik che improvvisano un mini torello a un tocco fino al cambio di gioco dello slovacco sull’out opporto per Pandev. Da qui la ripartenza feroce con la combinazione finale Zuniga-Hamsik.
Non possiamo non citare, in questo contesto, la preziosa azione dei due mediani svizzeri, in particolare di Inler. Arrivava da una stagione complicata, tanto da sembrare un giocatore involuto e depresso. La sua prestazione è stata invece ottima. Terzo giocatore del Napoli per palle recuperate (13), primo per passaggi riusciti (68), a ridosso degli attaccanti nello score dei tiri in porta (2). Insomma buona, anzi buonissima la prima. Si attendono conferme nell’immediato futuro.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

G.D.S.

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