Il Napoli riparte da Mazzarri, dal suo modo di intendere il calcio e dalla filosofia di gioco che ormai la sua squadra ha acquisito. La vittoria del Barbera è la vittoria di un gruppo che negli anni ha acquisito certezze nel modo di stare in campo, negli atteggiamenti, nelle relazioni di gioco, nella capacità di gestire i diversi momenti della gara. Già con la Juventus in SuperCoppa, nei primi 30′, si erano visti segnali positivi. Il Napoli aveva messo in sotto i Campioni d’Italia sul piano del ritmo e della consapevolezza di sè. Gli episodi avevano poi stravolto l’andamento della finale di Pechino, interferenze che non hanno condizionato la gara di Palermo.
Il risultato, in questo caso è stato la logica conseguenza dello stratosferico predominio tecnico-tattico della squadra partenopea che va ben oltre il 56% di possesso palla o il 9% in più di giocate nel terzo offensivo rispetto all’avversario. Sin dai primi minuti si è vista una squadra autorevole nella costruzione del gioco da dietro con Britos in grado di esprimersi finalmente compiutamente. I suoi lanci a cambiare gioco sono stati una valida alternativa all’inizio azione proposto fino all’anno scorso dal solo Cannavaro (foto 1). Queste aperture hanno sistematicamente allungato all’indietro il Palermo creando lo spazio. L’alternanza delle giocate d’attacco del Napoli è uno dei segreti del successo azzurro.
La difesa a 3 di Sannino è costretta a indietreggiare spesso fino al limite della propria area di rigore per non concedere profondità a Cavani. Si crea così lo spazio a centrocampo per la regia bassa di Inler e, tra le linee, per gli inserimenti devastanti di Hamsik.
In questo quadro tattico si inseriscono le azioni più importanti della partita, tra cui la clamorosa traversa di Cavani. L’azione parte con un lancio di Cannavaro sull’inserimento di Maggio a destra (altra costante del match). Subito Hamsik a sostegno, giro palla su Aronica e nuovo cambio gioco sull’esterno, questa volta posizionato sul secondo palo. Il Palermo in questo continuo spostamento della palla da destra a sinistra perde la bussola e perde, soprattutto, la marcatura di Cavani che può concludere indisturbato da un metro. Siamo al 42′ e c’è una squadra solo in campo. Inevitabile il gol che arriva di lì a poco questa volta su combinazione tutta rasoterra Inler-Maggio. Hamsik semina Barreto e detta il passaggio filtrante al compagno prima di fulminare Ujkani sul primo palo (foto 2).
Lo slovacco dimostra personalità, opportunismo, condizione fisica. È lui l’uomo chiave del Napoli che vuol contendere lo scudetto alla Juventus. La sua duttilità tattica è impressionante. Rientra sotto la linea dalla palla in fase di non possesso, si muove senza palla con maestria sia sul gioco lungo, posizionandosi al posto giusto sulle sponde e sui rimbalzi, sia nel fraseggio breve, buttandosi negli spazi con perfetta scelta di tempo. È forse oggi il trequartista più completo del campionato italiano.
Nella ripresa si vede in Napoli a mio avviso migliore. Il Palermo parte carico, cerca di aumentare la velocità delle giocate, punta sull’estro e l’orgoglio di Miccoli. Ma gli ospiti ne vanificano ogni velleità continuando a gestire la palla con grande maturità tattica. Il Napoli non arretra il baricentro, non si affida al contropiede. Tutt’altro. Manda a vuoto il pressing dei rosanero con una circolazione palla molto lucida che prevede una fase di maggior fraseggio sull’out sinistro, dove Aronica fa valere la precisione del suo sinistro e una di accelerazione e finalizzazione a destra dove Maggio spinge come un forsennato e Hamsik si butta a creare la superiorità numerica.
Al 61′ esce Insigne per crampi. Non lascia il segno sul match, come non lo lascia Behrami. Entrambi fanno il loro compitino ma si vede che devono ancora prendere confidenza con gli schemi di Mazzarri. Il tecnico livornese ci ha abituati a questo. Tutti i nuovi hanno bisogno di mettersi a studiare di buona lena per poter prendere dei buoni voti all’esame finale. Britos e Vargas (entrato nel finale a autore dell’assist a Cavani del 3-0) lo possono testimoniare. Solo ora dopo un anno di apprendistato iniziano a capire come si deve giocare nel Napoli.
Poco dopo Maggio stende Cetto davanti a De Sanctis, Orsato lascia correre. È l’unico neo di una partita altrimenti perfetta. A chiudere il conto ci pensa ancora la premiata ditta Hamsik (rifinitura di 30 metri di sinistro) – Maggio (controllo in corsa di petto e collo secco sul secondo palo) (foto3). Se il buongiorno si vede dal mattino….
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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