Si riparte: l’ira che scivola via leggera e l’orgoglio che monta imperioso. Meno due, Marsiglia è ormai vicina, e quando il gioco si fa duro bisogna duramente rimettersi a giocare, per dimenticare Roma, per ritrovare l’autostima, per rimuovere quel clima di malinconia che avvolge Castelvolturno e dintorni. Squadra che perde si ritocca, of course: perché lo suggerisce il campo, perché lo impone il medico sociale, perché il turn-over è una regola indiscutibile con il quale confrontarsi. E allora, ricapitolando: niente Britos e niente Zuniga ed in difesa sarà automatico incidere; poi, magari, qualcosina sulla trequarti; il resto verrà affidato all’umore di Higuain ed alla sua condizione. Marsiglia è un crocevia delicato, soprattutto psicologicamente: può introdurre in una «crisetta» d’identità, può invece servire per cancellare immediatamente qualsiasi perplessità. E allora, seduta tecnico-tattica e pure una spruzzata di serenità per depurare l’ambiente delle scorie lasciate dalla prima sconfitta in campionato.
SCELTE – Il Napoli di Champions è ancor tutto da scoprire, ma qualcosa emerge per induzione: Armero ha smaltito il carico del fuso orario, può ritenersi riposato, e a sinistra ci va lui, che è nato per giocare su quella fascia; in mezzo, Fernandez s’era già sistemato un filino davanti a Cannavaro e il ballottaggio, a questo punto, torna a dominare la vigilia. Il resto è consegnato al cuscino di Benitez, che avrà pensierini sparsi qua e là per le prossime due notti: c’è un Mertens che ha gamba, che può concedere freschezza e respiro alla manovra, e va tenuto in considerazione, magari a sinistra, con Insigne a destra. C’è qualcosa da mescolare, per ritrovarsi subito.
Fonte: Il Corriere dello Sport
