Il ct della Nazionale: «Bisogna rifare gli stadi! Non si possono vedere certi stadi. All’estero in Champions si vedono stadi bellissimi, noi siamo indietro»
Luciano Spalletti, commissario tecnico dell’Italia, nel primo giorno di raduno per la Nazionale è intervenuto in conferenza stampa: “Ai ragazzi stamattina ho fatto i complimenti per come stanno conducendo la stagione, stanno evidenziando un buon calcio e c’è questa competitività che fa bene un po’ a tutti. Si vedono bellissime partite, molto tirate e incerte come Inter-Napoli. E squadre di livello più basso che danno filo da torcere alle più attrezzate: questo fa crescere il movimento e ci permette di prendere più calciatori. Siamo felici dei due bomber, stanno facendo vedere ciò che speravamo. Stamattina Kean era con Comuzzo e a quest’ultimo ho detto: ‘Stai attento che segna anche a te…’ E’ in grandissima forma, ha qualità evidenti e piccolissime criticità. Siamo felicissimi”.
Che raduno è questo?
“E’ il raduno del seguito, dobbiamo dare continuità rispetto a quanto fatto vedere fin qui. Stamattina quando abbiamo incontrato i ragazzi, siccome c’è poco tempo, ho subito messo in evidenza qualcosa che sia la sintesi di tutto e noi gli abbiamo portato dei grafici in merito a ciò che abbiamo vissuto durante l’Europeo e ciò che abbiamo vissuto durante la Nations League. Questo cambiamento è dipeso soprattutto da loro, Buffon gli ha detto che una qualità importante che s’è vista è la ripresa della consapevolezza delle loro qualità e forza. Ora si vede che sono tranquilli e consapevoli della loro forza: attraverso queste caratteristiche sono diventati anche una squadra. Non diciamo nulla, gli facciamo i complimenti e siamo sicuramente contenti del fatto che abbiano assorbito questo nuovo sistema tattico in maniera totale. Ora siccome il calcio è in continua evoluzione, ci sono metodi differenti di stare in campo e loro sanno adattarsi a ciò che propone l’altra squadra. Gli ho detto che siamo contenti di avere degli indisciplinati perfetti”.
All’Europeo solo contro l’Albania abbiamo creato più degli avversari, in Nations League è invece capitato sempre. Come mai? Come sta Ricci?
“Ci sono dati che vanno oltre quelli noti a tutti, ovvero gli indici di pericolosità e racchiudono un po’ tutte le cose che accadono durante la partita. E’ vero, abbiamo tirato molto più in porta e siamo stati molto più al limite dell’area avversaria rispetto ai nostri rivali. Altro dato importantissimo sono le riaggressioni e la conquista della seconda palla, dato diverso rispetto a quello dell’Europeo. Ora c’è da rifarlo e non è mai semplice perché abbiamo degli avversari davvero forti. Mi si diceva che solo 2-3 potevano giocare in quelle nazionali e gli avversari si sono sorpresi delle nostre partite dopo il triplice fischio…. Ricci va a casa perché abbiamo iniziato questo rapporto con le società e se un giocatore rischia di farsi male non lo portiamo. Sarebbe stato difficilissimo recuperarlo per la prima partita, poi avrebbe dovuto stringere i denti. A noi per la prima partita ci vogliono due mediani e quindi va a casa e viene un altro. Chi al suo posto? Locatelli”.
Vi basta un punto, non teme il fatto che la squadra si rilassi?
“La prima cosa da fare è non ragionare così… Dobbiamo valutare chi abbiamo davanti: il Belgio è davanti a noi nel Ranking e con giocatori che militano nei più importanti club europei. In Francia si dice che solo un paio dei nostri giocatori potrebbero giocare lì. Se uno si rilassa, è meglio che torni a casa. Sono due partite difficilissime e la presunzione è la prima cosa che dobbiamo combattere. Ora abbiamo un gruppo perfetto: per come li conosco io ci sarà poco da dire di questi ragazzi qui”.
Ci può spiegare Retegui e Kean? Giocheranno insieme in queste due gare?
“Diventa anche facile spiegare perché possono giocare insieme, Kean ha fatto anche la punta esterna ed è uno più di corsa, di gamba, da scorribande. Crea pericoli anche con la sua forza e fisicità, è uno che fa reparto da solo. Mentre Retegui è più da area di rigore, da tirare in porta con le spalle girate. Vede la porta, è bravo a vedere al contrario dentro l’area di rigore. Kean ora ha fatto vedere anche questo, ieri ha segnato in tutti i modi e quei tre gol dicono che è completo. Retegui prima punta e Kean ad andargli sotto, a prendersi palla addosso, può tenerla lì anche due minuti”.
E’ una soluzione anche per queste due gare?
“Chi vuole far giocare? Per ora si continua in questa maniera qui e Kean ha questo problemino che va gestito, almeno per un paio di giorni, e poi si cerca di metterli nelle condizioni per farli esprimere al meglio. Poi durante la partita avere un’alternativa importante è altrettanto importante”.
Cosa vedi in Comuzzo? Come giudichi la situazione che c’è a Roma?
“Comuzzo ha una grande attenzione, è un calciatore attentissimo e ha un fisico possente, è una bella cantonata. E’ forte a fare il difensore, bravo anche a impostare perché è un calciatore pulito: traspare questa personalità, nonostante sia giovanissimo. A noi fa piacere vedere ragazzi che si mettono in mostra, che fanno vedere il loro talento e talentuoso può essere anche un difensore che fa giocare sporco tutti coloro che gli sono davanti. Sulla Roma, dico prima di tutto che a me dispiace perché lì ci sono stato diverso tempo e quando sono in un posto mi innamoro di tante cose, gli ho dato tutto me stesso. Lo trovo riduttivo ora venire a parlare di ciò che sta succedendo, ma preferisco non fare ulteriore casino e stare buono. Credo abbia la squadra per uscire da questo momento”.
Kean ha trovato la sua definitiva consacrazione? Perché la convocazione di Savona?
“Kean è il calciatore che somiglia di più a ciò che è accaduto al nostro gruppo, ha avuto questa crescita abbastanza veloce. Ha evidenziato la convinzione di avere qualità, è davvero forte il messaggio che manda quando gioca. Questo prendersi per mano è successo un po’ a tutta la squadra. Savona l’ho chiamato perché sono curioso di conoscerlo, è la stessa cosa di altre volte: è un giocatore emergente e gioca titolare nella Juventus, spinge e sa spingere. Può fare anche il braccetto e puoi cambiarlo con Di Lorenzo. Conosciamo uno in più con grandi dote calcistiche e umane”.
Quanto questo abbassamento dell’età sta incidendo sul cambio della Nazionale? Qual è il ruolo dello sport in questo momento delicato per il mondo?
“Dopo la sconfitta contro la Svizzera mi avete subito chiesto cosa avrei fatto e in quell’occasione risposi che avrei abbassato l’età media della Nazionale e così ho fatto. Poi se si decide di rimanere qualche idea devi averla e portarla avanti e mi sembra che qualcosa si sia indovinato perché vedo tutti ben concentrati. Noi dobbiamo sostenerli e tirar fuori il loro talento. Alla seconda domanda rispondo che dobbiamo far vedere di essere persone sensibili e quando si può sostenere, aiutare coloro che ne hanno bisogno, è importante farlo. Non dobbiamo essere superficiali e far vedere che il calcio è in mano a persone serie, non a bambini viziati. Dobbiamo impegnarci profondamente perché il calcio è uno sport molto serio che può essere usato anche per altri fini. E poi bisogna rifare gli stadi, è una cosa che metto in mezzo ogni volta che mi pare… Non si possono vedere partite in questi stadi qui. Noi in generale siamo indietro e dobbiamo metterci al passo con gli altri”.
Mancheranno Ricci e Calafiori, come cambierà l’Italia?
“Bastoni quando gioca nell’Inter fa vedere di essere un attaccante aggiunto come Calafiori, Buongiorno ieri sera l’ho apprezzato contro due attaccanti come Lautaro e Thuram, l’ho visto pulire molte situazioni. Io sono tranquillissimo. Buongiorno è un grande difensore, Bastoni sa impostare benissimo e sa fare il Calafiori. Gatti lo vedo in crescita, migliora nelle scelte. Vengono con noi due calciatori come Rovella e Locatelli che stanno facendo benissimo. Locatelli non l’ho portato criticando che gli mancavano alcune cose: ora gliele vedo fare e lo riporto. Non ho nulla contro Manuel. Ora allo stesso tempo ho portato altri, ma Rovella per quello che stava facendo meritava di essere in Nazionale. Facciamoli giocare, questi ragazzi meritano fiducia”.
a cura di Tommaso Parrella
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