Interrotto il ciclo di risultati negativi con una vittoria roboante all’Olimpico, ottenuta però contro una Lazio inguardabile e dopo una partita caotica e ricca di errori. I tre punti fanno bene, ma il Napoli è ancora lontano dal gioco che ha dimostrato, fino a ottobre, di saper esprimere.
USATO SICURO… E STANCO – Ancora una volta, l’annuncio delle formazioni ha destato qualche sorpresa, o meglio, ha sorpreso nel non offrire sorprese: stavolta tutti si aspettavano l’esordio di Réveillère, e invece in campo c’era ancora Armero. Il colombiano, come Pandev contro il Dortmund, è stato il simbolo dell’ostinazione del suo tecnico. Benitez lo ha schierato nonostante il tornante abbia mostrato di non avere nella difesa la sua dote migliore e nonostante fosse ovviamente scarico dopo troppe partite di seguito. In più, lo ha tenuto in campo sebbene sia stato messo ripetutamente in imbarazzo da Candreva, e lasciato lì fino alla fine, anche quando ormai era palesemente all’asciutto di forze.
Anche Pandev è stato un po’ troppo sfruttato rispetto alla sua riserva (non immensa) di energie, ma si sa che contro la Lazio il macedone ha stimoli speciali: e infatti è andato in gol. Il peggiore fra i suoi invece è stato Inler, apparso già contro il Parma in nuovo calo dopo la recente crescita, e davvero insoddisfacente a Roma, dove si è mostrato molle ed estremamente impreciso, perdendo un numero pauroso di palloni e di contrasti. Se Réveillère è appena arrivato, Radošević è a Napoli da un bel po’ e resta un mistero il suo mancato impiego.
Infine, nonostante un rendimento mai deludente, Benitez ha un po’ abusato atleticamente anche di Callejòn, che appare in calo fisico pur riuscendo a segnare ancora. Un peccato perché Mertens, a cui vengono concessi meno minuti, sembra sempre in palla.
POCHI CAMBI, SMALTO SCOLORITO – La scarsa duttilità dello spagnolo ha un’altra costante, ultimamente: sostituzioni spesso molto, troppo tardive, tanto che contro la Lazio il primo cambio è arrivato a un quarto d’ora dalla fine, pur in una gara molto fisica e stancante. Insistenza sugli stessi uomini e cambi ritardati erano in realtà una caratteristica tipica di Mazzarri, che in principio sembrava messa da parte con Benitez e che invece, almeno per il mese di novembre, è un’eredità riemersa anche sotto la nuova guida tecnica. Peccato che il coach spagnolo stia perdendo un po’ di brillantezza tattica, perché insieme a lui anche la sua squadra ha perso il proprio smalto, fatto di un gioco piacevole, veloce, di qualità ed insieme efficace. Vero è che la rosa ha delle lacune, che infortuni e cali di forma hanno rallentato alcuni dei migliori, ma non basta a chiarire i perché di un novembre che ha trasformato il Napoli in negativo. Ed è strano trovarne diverse conferme anche in una vittoria per 4-2 fuori casa.
LAZIO+NAPOLI=BRUTTO CALCIO – La Lazio, è stata davvero poca cosa: disposta malissimo in campo, disastrosa soprattutto in difesa e arruffona in attacco, dove brillavano per lo più le iniziative dei solisti, su tutti il solito Candreva, capace di far impazzire il povero Armero. Una partita colma di errori per entrambe le squadre, giocata raramente con la palla a terra, interrotta da diversi contrasti e falli, condotta dalle due rivali in modo frettoloso e grossolano senza riuscire ad imbastire trame di gioco degne di nota. Errori su errori, tanto che le azioni pericolose cominciavano da sviste delle difese e finivano con sprechi degli attaccanti: come al 63′, quando sulla sinistra Insigne, Armero e Inler si addormentavano e lasciavano partire tutto solo Candreva, il cui cross alla cieca non trovava nessun compagno in area. E se il Napoli ha vinto è perché ha sbagliato meno, trascinato da un Higuaìn in grande spolvero. Ma tre delle quattro reti sono esito di una dormita colossale della difesa laziale. Così come le due reti dei padroni di casa sono regali partenopei: la prima con una rocambolesca autorete, la seconda con Keita che ha saltato quattro o cinque statuine (per ultimo Armero, non a caso) prima di sparare in porta e trafiggere Reina.
UNA VITTORIA PER RITROVARSI – Le due squadre si sono affrontate con poca organizzazione, spesso troppo lunghe, disordinate ed indisciplinate. Se la Lazio è allo sbando, il Napoli non ha prodotto comunque il suo miglior calcio. Si è detto di Armero in crisi a sinistra e di Inler offuscato al centro, ma anche Maggio è stato anonimo e Insigne poco lucido. In difesa, Britos è ancora incerto e il lato sinistro è un grosso punto debole del Napoli. Callejòn, oltre che meno straripante di un mese fa, si preoccupa più di difendere che di attaccare, mentre Pandev resta poco mobile in mezzo al campo. Un Higuaìn in serata di grazia e una buona dose di cinismo stavolta sono bastati per vincere con quattro reti. L’importante ora è non sedersi e, anzi, recuperare fiducia per lavorare al meglio sui difetti. Si spera di ritrovare soprattutto Benitez, che fino a un mese fa sembrava molto più incisivo, da quella panchina, di quanto non sia ora.
A cura di Lorenzo Licciardi
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