“Ragazzo, ritorna quando sarai alto almeno quanto il pallone...”. Da allora di strada ne ha fatta parecchia Lorenzo. Lo “scugnizzo” è diventato grande e decisivo, come sabato scorso a Udine. Non una grossa novità negli ultimi anni. Cresciuto? Mica tanto… L’altezza non è certo il punto di forza di Insigne, che compensa con il cuore e la “cazzimma“. Squadra in cerca di bomber? Il “piccolo” esterno è diventato “gigante” e si è preso le sue responsabilità, trascinando gli azzurri nel momento più difficile. Febbricitante e debilitato, in campo il numero 24 ha dato tutto ed è uscito stremato. “Posso andare a riposarmi?” la frase che tanto ha fatto discutere, che invece è un mix di educazione, umiltà e disciplina: racchiude Lorenzo.
Due reti che spezzano un digiuno lungo otto mesi, 1136 minuti, durante i quali, inutile negarlo, ha pesato la vicenda contrattuale: come potrebbe essere diversamente? Lorenzo sperava di diventare il Totti di Napoli. Ha rifiutato senza esitazione le offerte di Atletico Madrid, Inter e Roma, che tuttora continuano a bussare: tutto vero. Lui mai un tentennamento davanti a quelle ricchissime offerte contrattuali. “Al cuore non si comanda” si dice in questi casi: non è mai stata una questione di soldi come alcuni credono. Anche perché Insigne è un generoso. Lo dimostra in campo, dove da anni fa “benificenza” ai vari Cavani, Higuain, Milik, Gabbiadini, mettendo a disposizione la sua grande tecnica: Lorenzo preferisce di gran lunga l’assist alla marcatura personale. Lo ha sempre dimostrato anche fuori dal rettangolo verde, nelle vita di tutti i giorni, dove sono veramente numerose le iniziative di beneficenza poste in essere dal numero 24 di Frattamaggiore.
Insigne non vuole che si sappia in giro, non è uno che si fa immortalare da telecamere e obiettivi mentre carica la macchina di offerte per i più sfortunati. Un po’ perché solo così si sente in pace con se stesso, un po’ perché in Lorenzo la timidezza ha sempre avuto il sopravvento. E’ rimasto il “moccioso” che alle 2 del pomeriggio era già per strada a fare serpentine, come il suo idolo Del Piero. Non si è scordato delle sue origini, del lavoro da ambulante che gli ha permesso di coltivare il suo sogno. E’ rimasto lì, a pochi passi dalla casa dove è nato e cresciuto, legatissimo alla sua terra. La sua forza? Jenny e i suoi bambini prima di tutto, ai quali si è ancora più legato in questi ultimi mesi. Un vizio però ce l’ha, quello per i tatuaggi: ma anche qui la questione “affettiva” ha il sopravvento.
Rapporto con Sarri? Quello tra un padre e un figlio, con qualche “sculacciata”, ma anche tanti abbracci, come quello visto in occasione del 2 a 0 allo stadio Friuli. E come ogni figlio rispettoso, Lorenzo ha chiesto il permesso al capo famiglia prima di uscire dal campo “sono stremato, posso andare nello spogliatoio?”. Nulla di nuovo, c’è sempre strato un grande feeling. I momenti di tensione di entrambi sono specchio della situazione generale e non di un rapporto, sempre ottimo, basato sul rispetto e la stima reciproca. Rispetto e affetto che Lorenzo prova anche per la sua famiglia. Con il papà Carmine il legame è da sempre speciale,tanto da spingerlo alla non più tenera età di 25 anni, a chiedere ancora il parere, e a volte proprio il permesso, prima di effettuare qualsiasi acquisto o investimento.
Il rapporto con i fratelli, Antonio, Marco e Roberto, tutti e tre calciatori, è sempre stato fortissimo. E con il pubblico? Insigne ama Napoli e Napoli ama lui. Arrivò quattordicenne dall’Olimpia Sant’Arpino per 1.500 euro. Solo che Insigne è un po’ come il figlio dal quale si pretende sempre più degli altri e che si rimpiange solo quando parte militare, come successe quando il numero 24 andò a Foggia e poi a Pescara. Insigne farà di tutto per rimanere. La speranza è ancora quella di diventare il re di Napoli e adesso che si è ripreso l’azzurro nazionale, Lorenzo vuole riprendersi anche gli “azzurri”, definitivamente. E, possibilmente, per sempre.
Fonte: gianlucadimarzio
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