Prima di Pasqua è stato in giro per Firenze con il suo «carrozzone» di amici e familiari (è lui stesso a chiamarlo così, in omaggio a Renato Zero) e in attesa di godersi un meritato week end di riposo a Londra. La casa di Nervi, col vento del mare che spazza via i cattivi pensieri e gonfia i polmoni, lo aiuta a superare le difficoltà della sua Sampdoria in lotta per la salvezza. Ma Firenze resta lì, incastonata nel suo cuore, nonostante un addio burrascoso e un carattere spigoloso (il suo) che qualche volta è entrato in rotta di collisione con gli umori della città.
Montella domenica tornerà al Franchi per la prima volta da ex, sotto quella curva Fiesole che fino a pochi mesi fa lo osannava e che, con lui, ha sognato di alzare quel trofeo che manca da tanto, troppo tempo: «Sensazioni? Torno con curiosità — esordisce con un sorriso gentile — Firenze è una città di guelfi e ghibellini, ma basta conoscerla a fondo per apprezzarla. Io però non sono ruffiano e preferisco non dire altro. Lì ho tanti amici e ho avuto un gran rapporto con Pradè e Macia, mi spiace solo tornare con una classifica critica. Sarà una partita aperta perché ci sfidiamo in un momento delicato per entrambi».
Poi arriva il momento di fare un salto nel passato, in particolare sulla storia della clausola, diventata una novella dello stento in un’estate infuocata, chiusa con l’esonero: «L’ho saputo via mail, con una lettera firmata dal dg Rogg, che poi mi ha chiamato subito dopo. I motivi? Non li so, o forse sì. Alla società avevo palesato la volontà di non continuare a quelle condizioni, loro invece, forse per togliere competitor agli avversari, hanno fatto accasare tutti gli allenatori e poi mi hanno mandato via. Sulla clausola invece sono state scritte tante storie. Personalmente la rifarei, perché con i dirigenti avevamo un gentlemen agreement che per me vale più di tante firme: c’era un patto per non farla rispettare qualora avessi voluto cambiare squadra, ma quell’accordo non è mai stato rispettato. Eppure un dirigente già prima dell’estate mi aveva confermato che se avessi voluto mi sarei potuto ritenere libero».
Fonte: Corrierefiorentino.it
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