Grosso ma tutt’altro che grasso: un colosso – non greco ma colombiano – già a 15 anni e qualche mese. Il ‘piccolo’ Duvan vestiva extra large e guardava tutti dall’alto del suo metro e 86 centimetri. Un armadio a quattro ante che quando partiva in progressione diventava imprendibile, immarcabile. Toro? A dire il vero più un ternero, vitellino innocuo ma brontolone; soprannome che gli affibbiò tra una risata e l’altra ‘Willy’ Rodríguez, l’allenatore che prima lo ha difeso da precoci accuse del tipo “è fisico ma niente di più, tecnica pari a zero”. E poi ha avuto il coraggio di lanciarlo nell’América dei grandi, verso la prima squadra. Il motivo è solo onomatopeico: “Ogni volta che sbagliava una giocata sbuffava, emetteva un ‘meee’ piuttosto inequivocabile. Così ho deciso di chiamarlo vitello”, ricorda sempre ‘Willy’.
Un ternero dal cuore… tenero, Duvan Zapata grosso ma decisamente emotivo, soprattutto ai tempi delle giovanili dell’América: se perdeva una partita contro una qualsiasi squadretta colombiana era capace anche di piangere. Perché ci teneva e lo esternava così, non voleva farsi sfuggire l’obiettivo mai e punto. Un tipo serio, professionista. Disciplinato, timido e nemmeno così malizioso per essere un attaccante che la deve buttare dentro sì o sì. Ma di grande personalità, carattere da vendere. Duvan ha saputo incassare colpi e dolori molto forti, come la perdita della madre. Rialzandosi anche grazie all’aiuto vitale di papà Óliver. E reagendo, prima nella vita di tutti i giorni e poi in campo. Dicevano fosse goffo, maldestro e brusco; tanto grosso, poco goleador. Zapata zitto zitto ha fatto parlare le sue reti: debutto con l’América e tripletta al Deportivo Pereira. Un +9 al fanta che avrebbe fatto contento chi lo aveva preso (e ovviamente schierato) magari a 1 perché all’epoca era un giovane – perfetto – sconosciuto. Soddisfazioni, rivincite e gol. Dall’Argentina – “E’ un ragazzo che per il ruolo che fa deve essere sempre al top della forma per essere competitivo in grandi squadre” disse Maurico Pellegrino, allenatore dell’Estudiantes de La Plata – all’Italia: quel colombiano preso come vice Higuain quasi segnava con più costanza del Pipita.
Per Benitez, una manna, per tutti i fantallenatori amanti del rischio non ne parliamo. 24/8 reti la prima stagione, 31/8 la seconda. Fino al prestito all’Udinese, con un bilancio finito sulle montagne russe tra decisioni tecniche di Colantuono e infortuni. Imprecazioni? Per chi l’ha preso al fanta come titolare, tantissime. Però fermi tutti. Domenica contro il Sassuolo Duvan Zapata è tornato a fare la voce grossa: +3 e zitti tutti, il colosso è tornato. Che cerca di essere un ternerogiocatore ma sotto porta nessuna pietà. Vita strana, da animale mitologico del fantacalcio. Altro che vitello!
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