Dal Mantova al Gubbio passando per Inter, Napoli e Cska Sofia. Venti squadre, altrettante maglie differenti indossando un po’ tutti i colori dell’arcobaleno. Gigi Simoni aveva detto addio per due volte: al termine della stagione 2005/2006 con la Lucchese in C1 e nel 2008/2009 in C2 proprio a Gubbio quando assunse l’incarico di direttore tecnico. Poi, a 72 anni, il calcio lo ha richiamato e oggi guiderà il suo Gubbio al «Menti» contro la Juve Stabia.
Si aspettava che la sua carriera avesse una evoluzione del genere?
«Sinceramente no. C’era una partita importante da giocare contro il Torino e la società mi chiese di sedere in panchina perché non convinceva nessun allenatore. All’inizio è piacevole tornare in ballo, poi ti ricordi di quanto sia difficile il mestiere dell’allenatore».
Incontrate la Juve Stabia in un momento di grande forma per le vespe.
«E’ una squadra di cui bisogna aver rispetto che sta facendo bene, con un ottimo allenatore. Per noi è una partita molto difficile».
Sulla panchina del Gubbio ha preso il posto di Fabio Pecchia, ricorda che fu un suo giocatore proprio a Napoli nel 96/97?
«Certo che lo ricordo, al di là delle decisioni prese con la società tra di noi c’è sempre stima ed amicizia».
Brucia ancora l’esonero patito da Ferlaino?
«Un po’ sì. Con l’ingegnere ho mantenuto ottimi rapporti, ma allora ci rimasi malissimo. Mi volevano l’Inter e la Sampdoria di Mantovani, io chiesi un biennale e mi fu negato. Allora mi accordai con l’Inter e fui esonerato alla vigilia della finale di Coppa Italia».
Lei è comunque l’ultimo allenatore nella storia del Napoli che ha conquistato una finale
«Fu una cavalcata bellissima. Eliminammo Inter e Lazio giocando in nove all’Olimpico. Poi mi fu preclusa la possibilità di guidare la squadra».
La seconda esperienza nel 2003/04, l’ultimo torneo prima del fallimento.
«Annata strana. Arrivai a novembre con una squadra che aveva molti problemi di ordine tecnico. Nonostante questo ci salvammo».
Che ricordo ha di Napoli?
«Sono affettivamente molto legato, è una città non facile ma con una generosità enorme. Quando mi intervistano da Napoli fa sempre molto piacere. Tra l’altro alla squadra azzurra mi lega sempre il ricordo di quella Coppa Italia vinta da giocatore quando eravamo in serie B. Un record tuttora imbattuto».
E il Napoli di Mazzarri?
«Mi diverte sempre tantissimo guardare le sue partite. È veloce, gioca un buon calcio. In Champions sta andando bene, spero si rilanci anche per il campionato».
Ci ha pensato che se avesse battuto il Cesena avrebbe potuto giocare al San Paolo in Coppa?
«Io no, ma i miei ragazzi sì. Mi dicevano: mister se vinciamo andiamo a Napoli. Per loro è una favola. Dalla C2 ai campi di serie A. Comunque vada per noi sarà sempre un successo».
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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