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Simoni: “Centrare il terzo è ancora possibile”

L'ex tecnico del Napoli: "Contro il Siena dovrà giocare di rimessa"

Nei suoi pensieri c’è la salvezza del Gubbio e solo quella, ma Gigi Simoni lo stesso non perde di vista l’altro calcio. Quello della serie A. E quello del Napoli in particolare, squadra per la quale ha un affetto antico per una storia cominciata addirittura quarant’anni fa.

E, allora, Simoni, come se la caverà questo Napoli che nei prossimi 36 giorni avrà nove impegni niente male tra campionato, Coppa Italia e Champions? E’ qui che si decide la stagione azzurra?
«Credo proprio di sì. Ora il Napoli è davvero chiamato a decidere il proprio futuro. Ma non ci vedo nulla di impossibile o drammatico. Giocherà una partita ogni quattro giorni? Fa niente. Mazzarri, che è già uno attento a tutto, dovrà solo dosare al meglio la fatica dei suoi giocatori» .

Non potrebbero essere un rischio per le gambe dei giovanotti azzurri tante partite e così ravvicinate?
«No. L’esperienza mi dice che in casi come questi gli allenamenti giusti e l’importanza degli appuntamenti danno alla squadra la forza e la tensione giuste. Magari un calo, una flessione, potrebbe starci dopo. Ma non ora».

Quand’era all’Inter sono toccati pure a lei periodi intensi e faticosi. Anche allora ragionava in questo modo?
«Certo. Anche quella mia Inter era impegnata su tre fronti. Ma quando avevo qualche dubbio mi tornava in mente l’insegnamento che mi aveva dato Heriberto Herrera quand’ero alla Juve e lui era l’allenatore. Lui diceva: “Perché far riposare i giocatori la domenica quando puoi farli riposare in settimana?” Non l’ho mai scordato e così ho fatto anch’io: invece di alternare i giocatori, riducevo i carichi di lavoro tra un impegno e l’altro e avevo sempre tutti a disposizione”».

Il suo è un bel siluro alla logica del turn over.
«Il turn over è una invenzione moderna del pallone. Basta programmare la quantità e la qualità del lavoro per non esserci costretti».

A Siena il traguardo della prima tappa di questo giro azzurro. Vede problemi all’orizzonte?
«Mazzarri l’ho avuto mio giocatore all’Empoli un bel po’ d’anni fa. Era un bravo centrocampista e anche un bravissimo ragazzo. Di sicuro ha studiato bene il suo avversario. Com’è il Siena? Per certi versi è indecifrabile. Infatti, alterna prestazioni di rara intensità e determinazione ad altre che hanno poco o nulla di brillante. Se il Siena lascia agli azzurri un po’ di spazio, un po’ di profondità non ha speranze». 

Vuol dire che non dovrà mai concedersi al contropiede degli azzurri?
«Contropiede, giusto. Oggi le chiamano “ripartenze” ma io quel gioco lì continuo a chiamarlo contropiede. Che è un sistema di gioco, non certo un’offesa. Sì, il Napoli è una perfetta macchina da contropiede. Del resto, lo confermano le sofferenze che gli azzurri patiscono affrontando formazioni che non gli lasciano spazi o varchi».

Già. E se dovesse capitare ancora, magari pure domani a Siena?
«A questo punto credo che il Napoli debba dotarsi di qualche alternativa, di qualche variante tattica. Il problema è che ormai tutti sanno qual è la caratteristica principale del gioco degli azzurri. Per questo, credo, Mazzarri dovrà inventarsi qualche novità. Un modo per sorprendere e colpire anche gli avversari votati innanzitutto alla difesa».

Quando dice “qualche novità” a che cosa pensa?
«Penso che il Napoli, quand’è in difficoltà, dovrebbe badare un po’ meno alla profondità e cercare invece soluzioni in un calcio manovrato. Ma sono certo che Mazzarri ci avrà pensato eccome».

Sinceramente: il terzo posto-Champions è ancora un traguardo possibile, oppure un miraggio e basta?
«Sinceramente? Non è impossibile, ma era più vicino prima. Il Napoli s’è attardato e ne hanno approfittato l’Inter e la Roma. Cosicché ora il gruppo delle pretendenti a quel terzo posto è assai più folto ed agguerrito. Ammettiamolo: in campionato il Napoli un po’ la vita se l’è complicata».

De Laurentiis dice che in futuro vede Mazzarri in un nuovo ruolo. Un Mazzarri alla Ferguson.
«Perché no. A Gubbio avevo cominciato facendo anch’io la stessa cosa, poi ho dovuto fare un passo indietro e sono tornato allenatore e basta. E’ un ruolo affascinante. Meno adrenalico di quello dell’allenatore, ma molto intrigante. Ne sarei felice per Walter. Evidentemente De Laurentiis gli riconosce le qualità giuste per quel ruolo, anche se sono convinto che Mazzarri sia ancora abbastanza giovane e motivato per continuare a fare l’allenatore. E da allenatore vincere qualcosa d’importante».

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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