Un toscano sulla panchina del Napoli, due napoletani su quella del Siena. Walter Mazzarri, livornese di San Vincenzo, sfida domenica Giuseppe Sannino, nato ad Ottaviano, e il suo vice Francesco Baiano, napoletano del quartiere Soccavo, dove per quasi quarant’anni c’è stata la casa azzurra, il Centro Paradiso. «Bei ricordi, ma dobbiamo pensare al presente e all’importanza di questa partita», taglia corto l’ex bomber, il ragazzino che Maradona aveva soprannominato Baianito perché colpito dai suoi numeri sudamericani. «Negli anni d’oro del Napoli ho imparato tanto da lui, Careca, Giordano, Carnevale: che scuola. Ho avuto la fortuna di cominciare la carriera nella straordinaria squadra che vinse il primo scudetto e partecipò alla Coppa dei Campioni e ho avuto poi un’altra fortuna, quella di andare a giocare altrove, molto presto, perché le vere esperienze si fanno sul campo». E lui lo è stato nel super Foggia di Zeman e nella grande Fiorentina, dov’era il partner di Batistuta.
Sannino è nato ad Ottaviano, però della sua città ha ricordi sbiaditi. «Via San Francesco, il piazzale del rione Ina Casa dove cominciai a giocare… Sono andato via presto, a 12 anni salii con i miei a Torino». La prima vacanza e i primi tuffi nel mare di Torre Annunziata, non più blu come allora. «Non sono più tornato ad Ottaviano o a Ponticelli, dove vivono tanti miei cugini. Il lavoro mi ha tenuto distante per trent’anni, prima da calciatore e poi da allenatore». Spera di presentarsi a Napoli il 13 maggio per festeggiare la salvezza del Siena, sarebbe un trionfo per il tecnico esordiente in A che si definisce «un leone in gabbia» durante la partita. Sannino è orgoglioso di aver conquistato questa panchina dopo tanta gavetta. «Ho qualcosa da raccontare in più rispetto ad altri». Anche il lavoro in ospedale, perché da calciatore e da allenatore i suoi guadagni non sono stati stratosferici. «I miei parenti napoletani sanno bene che me la giocherò contro la loro squadra del cuore: siamo sempre un gradino sotto, domenica si ripete la storia di Davide contro Golia, però ci crediamo. Non ho mai allenato un gruppo per vincere il campionato, la differenza l’hanno fatta la forza umana e caratteriale e io vorrei chiudere bene il girone d’andata contro una grande».
Terminata la carriera a oltre quarant’anni in serie D, Baiano è diventato il vice di Sannino a Varese nel 2010. Ha sfidato il Napoli in tutte le categorie, anche in C1, quand’era il capitano della Sangiovannese. «Mi farà un bell’effetto affrontarlo dalla panchina, però ai ricordi penso poco. È una partita delicatissima per noi, giochiamo contro una grande». Lui, a metà degli anni ’80, realizzò un sogno. «Un napoletano tifoso del Napoli nella squadra di Maradona. Che gioia quando Bianchi mi fece debuttare in serie A». Nel Napoli di oggi ci sono altri sudamericani. «Cavani e Lavezzi sono grandissimi, studierò Vargas per capire se è in grado di ripetere le belle cose che ha fatto vedere in Cile». Da ex attaccante quale consiglio dà Baianito ai difensori del Siena? «Posso svelarlo, nessun problema: su attaccanti di questo livello bisogna giocare al massimo della concentrazione, 95′ sul pezzo per non concedere spazi e occasioni. Ma il Napoli non è solo quel trio d’attacco, alle spalle ci sono giocatori di alto livello: Maggio è uno degli esterni migliori al mondo, Inler è forte prezioso per la squadra. Certo, poi il tifoso si fa suggestionare dai colpi degli attaccanti, però io ne ho visto soltanto uno che sapeva dribblarne sei o sette e filare dritto verso la porta. Lui sì che poteva fare tutto da solo». Era Diego, il suo maestro.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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