Quattro gol subìti in campionato, tre in Champions League. Il Napoli si interroga sulla solidità della sua fase difensiva e cerca di trovare delle soluzioni. D’altro canto, era prevedibile che in questa periodo iniziale della stagione la squadra di Benitez avrebbe potuto incontrare dei problemi in quello che era stato l’anno passato uno sei suoi punti di forza. Non si passa da un sistema di gioco a un altro senza pagare qualche piccolo dazio. La sovrapposizione di appuntamenti, inoltre, complica la situazione perché impedisce allenamenti regolari quindi sedute tattiche in cui vengono spiegati e appresi i nuovi movimenti. Benitez sapeva bene che la fase di «apprendistato» avrebbe portato via un po’ di tempo, che alcuni difetti emersi in queste settimane non sarebbero stati risolti in pochissimo tempo. Il calcio non è una scienza esatta e nemmeno particolarmente complicata, ma è difficile spiegare a chi ha sempre giocato a «tre» taluni movimenti laterali tipici della difesa a quattro. Bisogna coniugare attenzione e apprendimento e con tante partite da onorare, alla fine qualcosa viene persa per strada.
RIFERIMENTI – Al momento il dato che emerge è rappresentato dal fatto che nel gruppo delle prime quattro, insieme alla Juventus, il Napoli è la squadra che ha manifestato maggiore «fragilità» dal punto di vista difensivo. A fronte di una Roma che ha incassato appena un gol e di un’Inter che, invece, ne ha subìti tre, il Napoli (al pari della Juventus) è stato costretto alla capitolazione quattro volte. Non sono tante ma segnalano una imperfezione da correggere. Quel che perde dal punto di vista del dato nudo e crudo, la squadra di Benitez in qualche misura lo guadagna nel saldo tra reti realizzate e incassate. Dal confronto viene fuori una differenza positiva di dieci gol (il Napoli subisce un po’ di più ma segna anche molto di più). Comunque inferiore a quella della Roma (più sedici) e dell’Inter (più tredici); ma superiore a quella della Juventus (più sette). E’ evidente che incidono in questo calcolo gli avversari affrontati. Il Napoli, ad esempio, è stato obbligato a vedersela con il Milan a San Siro anche se poi i due punti che lo separano dalla Roma li ha smarriti in casa contro il piccolo Sassuolo. Incide, ovviamente la Champions che obbligando a un notevole dispendio nervoso (oltre che fisico) finisce per complicare la situazione del Napoli.
PRECEDENTE – Da quest’ultimo punto di vista la conferma arriva dal confronto con la stagione 2011-2012, quella in cui il Napoli all’epoca allenato da Mazzarri, fu impegnato nella più importante coppa europea. Anche in quel caso, la squadra manifestò qualche titubanza nel reparto arretrato tanto è vero che subì cinque reti (una in più di quella incassata adesso) realizzando, peraltro, un saldo decisamente meno cospicuo di quello fin qui realizzato: differenza reti pari a più cinque. La Champions, insomma, toglie attenzione, toglie concentrazione. Lo scorso anno, dovendo far fronte a una manifestazione meno stressante (l’Europa League) il Napoli subì la metà dei gol (due) sin qui subiti (la differenza-reti era identica: più dieci). La squadra ha ovviamente le potenzialità per crescere dal punto di vista del rendimento difensivo: giocatori di qualità, ben allenati e ben messi in campo. E’ chiaro che si tratta di mettere a punto i nuovi meccanismi, di acquisire gli automatismi che sono tipici di una difesa che da tempo non era più nelle corde del Napoli.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
L.D.M.
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