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Sesa: “Inler e Dzemaili faranno bene a Napoli”

L'ex centrocampista azzurro: "Il Napoli può centrare il terzo posto"

La somiglianza c’è ed è abbastanza evidente. Precisa nel nome di battesimo, un bel po’ nel fisico, qualcosa nel viso e pure nel modo di trattare la palla. Lui conferma: «E’ vero. Noto un bel po’ di similitudini con il David attuale del Lecce. Siamo attaccanti, seconde punte, con piede non male e dribbling spigliato. Devo ammettere che, anche fisicamente e nel modo di andare, il paragone può reggere. Onestamente, però, lui ha fatto meglio di me». Dieci anni di differenza in ambito salentino: David Sesa in giallorosso dal 1998 al duemila, e Di Michele, puntero di Guidonia, giusto dieci anni dopo. Anche lui per due stagioni. La differenza fra i due perciò sta in primis nei chilometri, visto che uno è romano e l’altro è di Dielsdorf, cittadina di cinquemila anime a 20 km da Zurigo. E poi, fra le tante di due carriere in effetti poco accostabili, ce n’è un’altra evidente: l’ex Zurigo, Baden e Servette (un gol in nazionale), ha giocato nel Napoli per quattro anni, dal duemila al 2004.

LUI E IL NAPOLI – Quattro anni un po’ così. Vero? «Non riuscimmo a salvarci il primo anno, e poi tanta B con sostituzioni e frammenti di partite. Devo ammettere: non fu una parentesi gloriosa della mia carriera, anche se a Napoli, io e la mia famiglia ci stavamo proprio bene». L’allora presidente Corbelli, per rilevarla spese qualche miliardo in più di quanto costò un certo Maradona (18 all’incirca). E poi, che successe? «Mi voleva anche la Juve dopo due campionati col Lecce pieni di soddisfazioni, ma scelsi l’azzurro senza tentennamenti. A parte la retrocessione, cambiammo mi pare ben sette allenatori (Zeman, Mondonico, De Canio, Scoglio, Colomba, Agostinelli, Simoni, ndc) e questa cosa non fu di giovamento per uno come me. Caratterialmente, faccio fatica ad ambientarmi quando c’è troppa pressione. E Napoli te ne mette a volontà. Il calore dei tifosi mi entusiasmava ma nello stesso tempo mi metteva in apprensione. Le cose migliori le ho fatte in Svizzera, a Lecce e nella Spal (vive a Ferrara) , laddove si può giocare con più leggerezza. Scendevo in campo col freno a mano tirato, spesso con la paura di sbagliare e, poi, non sono mai stato uno che va a discutere col mister. Cosa che invece facevano in molti».  Solo 4 gol a Napoli contro i 14 con i pugliesi, ma in metà degli anni, e poi i 20 con la Spal. Quale ricorda? «Ripeto. Napoli non mi rese merito, ma ammetto tutte le mie responsabilità. Con il Lecce segnai il gol più bello. All’Inter su punizione, nel marzo del duemila. Finì 1 a 0, un gol determinante per la salvezza. Me la cavavo bene sui calci piazzati, nello stesso modo feci gol anche alla Roma e al Torino nella definitiva sfida per la salvezza». 
DERBY DEL CUORE – Di qui a qualche ora c’è Lecce-Napoli «Partita di grandi significati. Il Lecce è in gran momento e insegue un obiettivo sempre più fattibile. Il Napoli l’ho visto in ripresa col Novara, ma dovrà dimostrare che non ha mollato la presa. Ha le batterie un po’ scariche per i troppi impegni ed obiettivi. Ma il terzo posto non è ancora un miraggio. Al momento, nella sfida di oggi, vedo leggermente favoriti i giallorossi». Da mister (un anno fa a Coverciano ha preso la licenza “Uefa Pro”) alle due squadre chi toglierebbe volentieri? «Che domande… I tre tenori. Sono fortissimi, e Lavezzi un campione. Vedrete che pure Inler e Dzemaili, miei connazionali, l’anno prossimo faranno ottime cose. Anche il Lecce ha i suoi “top player”, come Muriel e Cuadrado, calciatori che potrebbero essere da Napoli. E poi lo stesso Di Michele. Un veterano inesauribile». Alla fine, cosa sarà? «Se si riferisce agli obiettivi, sono convinto che il Lecce ce la farà a salvarsi. In questo momento ha verve, atletismo e gioca un calcio spettacolare e redditizio. Accostabile a quello del Napoli di qualche mese fa. Gli azzurri hanno un percorso piuttosto complicato per la Champions, ma tutto è ancora aperto. Con la Juve però, nella finale di Roma, potrebbero mettere la ciliegina su di una stagione già ricca di soddisfazioni. Io ci credo». 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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