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Serie A, il protocollo nel dettaglio: gestione dei positivi, presenze allo stadio, trasferte e distanze

Il punto dell'edizione online di Repubblica

Per salvare il campionato, e ripartire con le gare a giugno, la Figc e la Lega di Serie A inseriscono nel protocollo un criterio di flessibilità: le procedure da adottare in caso un giocatore o un membro dello staff dovesse risultare positivo saranno decise in relazione all’evoluzione del contagio. Quindi, se al momento della “nuova positività” il quadro sanitario generale in Italia sarà molto preoccupante, saranno adottate misure più drastiche (come ad esempio la quarantena per l’intero gruppo squadra, che il documento non cita). Se invece l’andamento dei contagi in Italia sarà sotto controllo, è facile immaginare l’adozione di un modello “alla tedesca” con la sola persona contagiata (che sia un calciatore o un membro dello staff) messa in quarantena e il gruppo verificato con frequenti tamponi.

Testualmente, il protocollo che Lega e Figc hanno inviato al Comitato tecnico scientifico del governo prevede: “Quanto agli aspetti più strettamente medici (prosecuzione dei controlli cui sottoporre il “Gruppo squadra” nel periodo di ripresa delle competizioni e procedure da adottare in caso di nuove positività) il documento richiama quanto attualmente già previsto dal “protocollo allenamenti”, rinviando ad ogni auspicabile aggiornamento che potrà intervenire da oggi alla data che verrà fissata per la ripresa delle attività agonistiche, in relazione all’evoluzione epidemiologica e delle acquisizioni scientifiche, ad esempio in materia di tipologia e periodicità dei test diagnostici a disposizione”. In caso il virus dovesse rallentare la sua corsa al contagio, quindi, anche i tamponi potrebbero essere eseguiti in numero minore, come chiesto dal presidente della Lazio, Claudio Lotito, convinto che prelievi di mucosa troppo frequenti possano fisicamente nuocere ai calciatori.

Per il resto, le 40 pagine di protocollo sulla “pianificazione, organizzazione e gestione delle gare di calcio professionistico in modalità a porte chiuse” ricalcano le indicazioni già contenute nelle bozze circolate nei giorni scorsi. Il numero massimo di soggetti ammessi allo stadio nei giorni di partita (squadre comprese) sarà 300. Tutti saranno sottoposti a rilievo della temperatura e dovranno firmare un’autocertificazione in cui dichiarano di non avere avuto di recente i sintomi dal Covid 19. All’esterno del campo di gioco, sarà obbligatorio per chiunque indossare mascherine. Le trasferte in pullman andranno organizzate con due mezzi per ciascuna squadra, per garantire il distanziamento. Le interviste post-gara fatte solo tramite video e auricolari monouso, il divieto assoluto di strette di mano, l’uscita dagli spogliatoi in momenti diversi per le due squadre e il divieto di presenza in campo dei bambini come mascotte. Vietate anche le foto di squadra, che prevedono un’evitabile vicinanza dei giocatori fra loro.

Alla tutela della salute degli arbitri, che dovranno recarsi allo stadio con mezzi propri, provvederà il club ospitante: dagli spogliatoi sanificati, ai pasti mono-dose sigillati. Sarà ridotto a due il numero degli operatori in sala Var. Sarà ulteriormente sviluppato il sistema di comunicazione tramite microfoni e auricolari fra il direttore di gara e i suoi assistenti. Grande attenzione e spazio (una decina di pagine) è data alle regole a cui dovranno attenersi gli operatori dei broadcaster televisivi. Degli aspetti più strettamente sanitari (esecuzione di test e discipline della quarantena in caso di persone positive al coronavirus) si è detto: il documento precisa che le procedure “potranno subire variazioni”. Non solo in base all’evoluzione del quadro epidemiologico generale, ma anche “delle opportune indicazioni del Cts”. Per quanto riguarda i test, resta il vincolo secondo cui l’approvvigionamento dei kit diagnostici da parte delle società “non dovrà minimamente impattare sulla disponibilità dei reagenti, da dedicarsi in maniera assoluta ai bisogni sanitari del Paese”.

L’ultima parte del documento, in un elenco serrato, mette in fila tutte le piccole norme dettate da buonsenso a cui i 300 ammessi allo stadio dovranno attenersi. In particolare, il gruppo squadra. È vietato, ad esempio, soffermarsi a lungo negli spogliatoi, come soffermarsi in “conversazioni in privato” che comportino la prolungata presenza di più persone in spazi angusti. Le vasche idromassaggio andranno svuotate, sarà vietato ai giocatori toccare le pulsantiere degli ascensori ed è raccomandata frequente igienizzazione delle mani. Infine, è stato disposto un minuzioso “programma orario” di modo che in ogni momento (dall’apertura dello stadio alla chiusura dell’impianto a partita finita) sia sempre presente solo il numero essenziale di persone. Il protocollo, allo studio del Comitato tecnico scientifico del governo, attende di essere approvato, con o senza modifiche, nei prossimi giorni. “Se riparte il Paese, riparte anche il calcio”, ha detto con ottimismo il ministro allo Sport, Vincenzo Spadafora. Due le possibili date di ripresa delle partite: il 13 o il 20 giugno.

Fonte: Repubblica.it

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