Le prestazioni dei francesi ci fanno ricordare che c’è sempre chi sta peggio. Qualcuno nella stampa estera ha sottolineato l’anemia della manovra di Italia ed Inghilterra, compagini dirette da due italiani, Lippi e Capello. La nazionale inglese ha pagato però la scarsa condizione fisica di alcuni uomini-chiave come Rooney e Barry per esempio, che hanno subito degli infortuni proprio nelle settimane che precedevano i Mondiali, ma ha un’identità di gioco chiara e pronta a dare i suoi frutti già nelle prossime partite. L’Italia, invece, ha mostrato i suoi limiti già da qualche anno, sia nelle gare di qualificazione ai Mondiali che durante la Confederations Cup, dove subì una cocente sconfitta contro l’Egitto e fu umiliata dal Brasile.
Il principale blocco al gioco dell’Italia è la carenza di idee. Non può bastare come giustificazione l’assenza di Pirlo poiché se la compagine di Lippi avesse insegnato degli schemi nella costruzione della manovra, la Nazionale non dovrebbe essere aggrappata alla creatività del regista del Milan, ma dovrebbe essere in grado di mettere in campo determinati meccanismi anche con uomini diversi. Vedere l’Italia non è mai stato divertente, ma allo scorso Mondiale gli azzurri avevano costruito la loro identità nella disciplina tattica, nell’organizzazione di gioco e nella solidità difensiva. L’Italia impegnata in Sudafrica, invece, non ha né un’identità né delle idee. La compagine mandata in campo da Lippi è un corpo anemico, triste, che spinge al nervosismo o all’apatia gli spettatori. Ci sono delle contraddizioni tattiche evidenti; il centrocampo e l’attacco sono distanti almeno trenta metri, non c’è un anello di congiunzione tra i due reparti. La posizione occupata da Totti o Del Piero nel 4-4-1-1 di Germania 2006 è rimasta vuota; Di Natale potrebbe essere l’uomo dell’ultimo passaggio, creando spazi per sé e per i suoi compagni, ma è utilizzato poco e male. Infatti, il capocannoniere del campionato italiano non è stato schierato dal primo minuto né contro il Paraguay né contro la Nuova Zelanda. Nella prima partita Di Natale è entrato a diciotto minuti dal termine, ha mostrato qualche buono spunto, ma non è riuscito ad incidere sul match. Domenica scorsa contro la Nuova Zelanda, l’attaccante dell’Udinese è stato addirittura impiegato come esterno d’attacco, dove non ha potuto costruirsi gli spazi ed è stato isolato sulla corsia di sinistra a fare i cross per Iaquinta. E’ il momento di cambiare e bisogna farlo in fretta, premiando chi è più in forma e costruendo una formazione adatta alle caratteristiche degli uomini a disposizione. Bisogna smetterla con questo ibrido tattico senza identità, passare al classico 4-4-2 con Maggio e Pepe sugli esterni e Di Natale a far coppia con una prima punta. Gilardino non segna dal 28 Marzo e si potrebbe dare qualche chances in più a Pazzini, dopo la splendida stagione realizzata. Quagliarella è stato preferito a Giuseppe Rossi, e, vista la penuria di azioni e di gol dell’attacco italiano, potrebbe essere gettato nella mischia sia nel ruolo di esterno alto che di seconda punta. Inoltre la prova anonima di Marchisio contro la Nuova Zelanda, dovrebbe dimostrare a Lippi che lo juventino non è un trequartista né un esterno sinistro, ma un centrocampista centrale, e che fuori ruolo non potrà mai esprimere le sue qualità.
Questa competizione segnerà anche l’addio di Lippi alla Nazionale, smantellando così l’ultimo tassello del sistema di potere colpito da Calciopoli. Infatti, l’attuale commissario tecnico ha vinto un Mondiale nel 2006 e nessuno gli può togliere i meriti del grande lavoro compiuto in Germania nella costruzione e salvaguardia del gruppo, ma la debacle della Confederations Cup e di quest’inizio di Mondiale mostra le grandi contraddizioni delle sue scelte. Infatti, fa rabbia vedere questa Nazionale e pensare al “partito degli esclusi”: Ambrosini, Cassano, Borriello, Balotelli, Miccoli. Qualcuno mi dovrebbe spiegare le motivazioni dell’esclusione del “Romario del Salento”, che ha trascinato il Palermo nella lotta per la qualificazione alle coppe europee. Finché Lippi non inventerà qualche invenzione come i “problemi psicologici” di Cassano, la mia mente non potrà trascurare l’amicizia del commissario tecnico con Moggi, la carriera del procuratore Davide Lippi, figlio del ct, ed i rapporti del tecnico viareggino con la Juventus. Miccoli, per i suoi problemi con la Gea, finì al Benfica, nonostante per le sue straordinarie qualità meritasse di trovare spazio nel campionato italiano. I bianconeri, arrivati al settimo posto nell’ultima stagione, rappresentano la compagine con più giocatori nella rosa dell’Italia. Domenica contro la Nuova Zelanda, considerando il neo-acquisto della “Vecchia Signora” Pepe, sono scesi in campo sei giocatori della Juventus; senza l’infortunio di Buffon sarebbero stati sette. E’evidente che la Nazionale non rispecchia l’andamento della serie A 2009-10.
Ciro Troise
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