Undici stagioni di Roma e due di Napoli. Sì, domenica sera sarà la sua partita. Non potrebbe essere il contrario per Sebino Nela, ieri gladiatore dell’area di rigore e oggi serena ma anche severa voce tecnica in tv.
Dunque, al San Paolo per questo match che un po’ d’anni fa era considerato addirittura un derby?
«Ci sarò. Toccherà a me il commento. E come sempre, quando ci sono di mezzo Genoa, Roma e Napoli, le mie vecchie squadre, per lavorare bene, per essere onesto nei giudizi dovrò mettere da parte ricordi e sentimenti».
Napoli e Roma come arrivano a questo appuntamento?
«Squadre differenti, percorsi differenti, obiettivi differenti. Il Napoli dopo lo straordinario passaggio agli ottavi di Champions ci arriva con la consapevolezza che ora deve dedicarsi completamente al campionato. La coppa tornerà a febbraio e gli azzurri sanno bene che debbono sfruttare i prossimi due mesi per annullare il distacco dalle prime».
La Roma, invece?
«La Roma persa subito l’Europa aveva cominciato anche benino in campionato. Poi un paio di brutte sconfitte hanno complicato tutto. Domenica sera capiremo se il pari con la Juve le ha restituito sicurezza e tranquillità. Comunque sia, mi sembra che a questo incrocio tutte e due le squadre ci arrivino in buone condizioni fisiche e mentali».
Tra le due chi è più aggrappata al risultato? Qual è quella che rischia di più?
«Direi che Napoli e Roma qui sono alla pari. A Luis Enrique nessuno ha chiesto di vincere lo scudetto o qualificarsi per la Champions, però è chiaro anche a lui, credo, che è venuto il momento di trovare la continuità dei risultati. Il Napoli, invece, ha la necessità, addirittura l’urgenza, di recuperare un po’ di quei punti lasciati agli avversari. E per questo, forse, è il Napoli che rischia di più».
Luis Enrique e Mazzarri. Il calcio visto da due angoli diversi. Lei chi preferisce?
«Hanno modi diversi di giocare, eppure hanno in comune molte cose. Ad esempio, entrambi insegnano calcio. Tentano di affermare le idee nelle quali credono, le loro convinzioni tattiche, le loro filosofie di gioco. Sono attenti, meticolosi. E per entrambi il lavoro non si ferma agli allenamenti e alle partite. Per tutti e due è importante avere il controllo della squadra anche fuori del campo».
Napoli. Anche lei pensa che il ritardo accumulato in campionato sia colpa soprattutto della Champions?
«Ne sono sicuro. La Champions porta sempre via qualcosa. Fisicamente, ma soprattutto mentalmente, è notevole il consumo di energie. Spesso ne risentono anche le squadre più esperte e titolate».
Se è così, è davvero salato il conto che sino ad ora la Champions ha presentato al Napoli: meno nove dalla prima e meno sette dalla terza. Primi posti compromessi?
«No. Manca ancora troppo per avventurarsi in simili bilanci. E poi anche chi sta davanti non ha sempre il passo spedito. Penso al Milan e alla Juve che l’ultima volta hanno pareggiato, mentre l’Inter è ancora indietro. Il Napoli può recuperare. Ha dalla parte sua sia il tempo sia la qualità per farlo. Si capisce: a patto che?».
Chissà: avesse avuto una rosa più ricca anche di qualità?
«Beh, intanto non possono essere presi a modello il Barcellona o il Real Madrid, club dai quali sono distanti tutti qui da noi. I dirigenti del Napoli e il suo allenatore sanno bene che per essere competitivi in due tornei come campionato e Champions, si dovrà allestire una rosa strutturalmente più forte ed attrezzata».
Per questo potrebbe essere utile il mercato di gennaio?
«A gennaio compra chi ha commesso errori in estate oppure chi si accorge che con qualche ritocco può raggiungere obiettivi che sembravano lontani. Per quel che riguarda il Napoli, dipenderà dagli obiettivi ai quali punterà e, ovviamente, dalla disponibilità ad investire altre risorse».
Napoli-Roma. Tatticamente come se l’aspetta questa gara?
«Luis Enrique non cambierà. La Roma punterà al possesso della palla e quindi del gioco. Il Napoli, insomma, non sarà costretto a “fare” la partita, ma potrà aspettare e ripartire. E in questo il Napoli è maestro».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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