Riviste da vicino, da molto vicino, sistemandosi attraverso quei tredici anni vissuti sulla Roma-Napoli, questa è una partita a cui è impossibile rinunciare: e rivista dall’alto, da quell’attico con panorama privilegiato sulla Capitale (undici anni) e con cin-cin finale da Posillipo (due anni), allora Napoli-Roma è un bel godere per Sebino Nela, è uno spettacolo anche un po’ nostalgico a cui assistere telendo gli occhi ben spalancati.
Non le chiederemo per chi tifa, Nela…ma…
«E fate bene anche se evitate di chiedere il pronostico, perché gare del genere non consentono di avventurarsi in previsioni. Si rischia la figuraccia. Vanno a mille entrambe, segnano e creano, non si accontentano. Penso sia complicato esca il pari, comunque».
La vedrà ripensando alla sua storia personale, alle sue esperienze?
«Ma no, perché mi tocca commentarla. Ma non me la sarei persa egualmente, perché lo spettacolo è garantito ed i gol pure. Ci sono sfide che diventano irrinunciabili, questa lo è».
Alla fine del girone d’andata, può un match essere decisivo?
«La stagione resta lunga, ma se il Napoli dovesse vincere terrebbe a distanza una delle più serie pretendenti alla corsa-Champions. E tenendo presente che poi ci sono in ballo anche i due punti del caso-Gianello».
Scelga: quale delle due ha qualcosa in più?
«Mi potrei rifugiare in una banalità: la Roma ha Totti e il Napoli ha Cavani. Però poi ritengo che il Napoli abbia anche Mazzarri, per me il migliore allenatore italiano degli ultimi anni, ed anche il valore aggiunto della squadra».
Analogie ne trova, analizzandole tatticamente?
«Per me hanno parecchi punti in comune, nonostante la natura diversa della disposizione. La Roma è più accorta rispetto alle vecchie squadre di Zeman, che già a Pescara aveva rivisto qualcosa a livello difensivo: in passato, il contropiede degli avversari veniva favorito da 50 metri di campo aperto, stavolta non accade più».
La chiave della partita?
«Sarà gara tattica, lo sento: con squadre che punteranno innanzitutto a non sbilanciarsi, consapevoli di avere di fronte avversarie terribili nelle ripartenze».
La curiosità ?
«Verificare la condizione della Roma dal rientro dalla tournèe negli Usa. Saremmo eccessivamente conservatori noi italiani, ma arrivare sin laggiù non m’è parso saggio. In gare del genere, la sosta e dunque la ricarica hanno un ruolo fondamentale».
Par di capire, tra le righe, che nel suo personalissimo campionato, Nela, si giochi per il secondo posto?
«E chiudere come prima delle seconde non mi sembra un risultato di scarso prestigio. Anzi. Basta guardare la classifica, tra l’altro, e notare il ritmo impresso alla stagione della Juventus, che mi sembra sufficientemente attrezzata per resistere su più fronti. Chiudere con la qualificazione Champions, sarebbe un successo per chiunque, e non solo in termini economici: perché la visibilità che offre quella manifestazione, non ha eguali».
E’ il momento del mercato.
«Che incide fino ad un certo punto, perché tanto Napoli quanto Roma hanno alle spalle un lavoro, un progetto. E poi chi va in campo non si lascia distrarre. Penso però che a Mazzarri serva un innesto in difesa, per sopperire all’assenza di Cannavaro. Non so se ci sarà qualcuno in grado di fare innesti notevoli, in generale, non mi sembra il momento. E comunque siamo al cospetto di due club con organici già ricchi di potenzialità».
In prospettiva, Napoli e Roma rappresentano una risorsa?
«Penso che nessuno possa vantare i numeri e la passione che offrono le tifoserie di questi due club. E credo che entrambe si siano incamminate sulla retta via, quello della progettualità. Siamo al cospetto di società che – sulla carta – dovrebbero concorrere ogni anno per lo scudetto, però la differenza, o se volete la svolta, può imprimerla la costruzione dello stadio di proprietà».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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